«Ecco perché vogliamo salvare l’italiano»

TRIESTE. Aridità lessicale. Sintassi balbettante. Errori ortografici grossolani. Ripetizioni. Un registro linguistico livellato verso il basso. È avvilente il quadro che un nutrito numero di docenti universitari tratteggia nel denunciare una «preoccupante flessione» del livello medio degli studenti nella capacità di esprimersi oralmente e per iscritto e, più in generale, sotto il profilo della cultura. E fra gli oltre 600 professori universitari, accademici della Crusca, storici, filosofi, sociologi ma anche economisti e matematici (Massimo Cacciari, Luciano Canfora e Ilvo Diamanti alcuni dei sottoscrittori) che hanno inviato una lettera a governo e parlamento per chiedere “interventi urgenti” così da rimediare alle carenze dei loro studenti, figurano i nomi di 19 triestini e cinque udinesi.
La situazione è così grave? Quello riscontrato è un calo progressivo o un crollo verticale? Soprattutto, chi è il vero imputato? Di certo dalle voci interpellate emerge un’assoluzione con formula piena degli insegnanti delle scuole superiori. Diversa la posizione su Facebook e social network, ritenuti “male necessario”: i docenti sono consci del fatto che la comunicazione nel tempo è cambiata, ma chiedono ai ragazzi di affrancarsi da alcuni “vizi” della rete se producono testi scritti per un esame. Nessuna indulgenza per i vari governi, colpevoli di porre cultura e istruzione tra le priorità a parole, mortificandole nei fatti.
Spiega Cristina Benussi, ordinario di Letteratura contemporanea all’Università di Trieste: «Assistiamo a un progressivo impoverimento del bagaglio lessicale, gli studenti sono abituati a un linguaggio molto semplificato. Abbiamo introdotto dei test d’ingresso di lingua italiana: impensabile che i docenti di domani non maneggino con consapevolezza la lingua. Un altro aspetto marcato è la totale incapacità di riconoscere l’autorevolezza della fonte: Wikipedia non è la Divina Commedia, così come un utente che ha molti consensi su Facebook non è Dante Alighieri. C’è un appiattimento del livello medio: così non si demolisce solo l’italiano, si annienta la forma mentis».
Secondo Maria Carolina Foi, ordinario di Letteratura tedesca all’ateneo triestino, «per imparare una lingua straniera occorre possederne saldamente una. Dobbiamo riscoprire la scrittura e uscire dall’equivoco secondo cui l’aggettivo “scolastico” sia svilente: dettati e riassunti sono basi insostituibili per gli studenti». Stefano Borgani, ordinario di Fisica e direttore dell’Osservatorio astronomico triestino, parla apertamente di «problema sociale, da non circoscrivere alle materie letterarie. Sarebbe ingeneroso e sbagliato colpevolizzare i colleghi delle scuole superiori, tocca alla politica riflettere sulla situazione: infrastrutture precarie e altre criticità acuiscono le difficoltà».
Marco Fernandelli, associato di Lingua e letteratura latina, invita a non «farsi trascinare da sterili lodi dei tempi passati» ma rileva che «l’avvento irruente dei social network ha segnato una linea di divisione tra passato e presente. Paghiamo un difetto generale: cultura e istruzione sono spesso penalizzate, gli investimenti in questi comparti sono ridicoli, la considerazione sociale di cui godono i docenti è bassa. Ma non possiamo sottrarci all’esigenza di fare autocritica. Servono più confronti tra superiori e università: ogni componente deve dare il suo contribuito per risollevare la situazione, nessuno si deve chiamare fuori. Allargando il compasso, dobbiamo anche fare i conti con una società che svuota di valore i momenti di riflessione e la dimensione della solitudine, soppiantate da una comunicazione sintetica e frammentaria».
Aggiunge Aldo Magris, ordinario di Filosofia teoretica: «Alcune abitudini consolidate della vita comune sono deleterie: ricevo richieste e messaggi via posta elettronica farciti di errori e caratterizzati da un linguaggio semplice. Scarsissima è l’attenzione verso la lingua, il telefonino ha sostituito il libro. E il lessico ricercato viene annichilito da altre forme di comunicazione più diretta, più elementare, più efficace nell’immediato».
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