Ecco i detenuti-panettieri «Pronti a servire la città»
Dal laboratorio del Coroneo escono ogni giorno filoncini per tutti i pasti in cella La cooperativa cerca commesse esterne per coinvolgere sempre più carcerati
di Laura Tonero
Ogni mattina dalle 7 alle 13 il seminterrato del carcere del Coroneo si trasforma in un vero e proprio panificio. Il profumo delle ciabattine appena sfornate, le macchine impastatrici a pieno ritmo, teglie con centinaia di panini all'olio e forni ricolmi di pagnotte o pasticcini spargono nella struttura penitenziaria una fragranza di umanità. Da quel laboratorio a un piano di distanza dalle celle sovraffollate, mentre i parenti fanno la fila per incontrare madri, padri, mariti, mogli e figli rinchiusi dietro le sbarre, ogni giorno tre detenuti preparano gli oltre 50 chili di pane necessari agli ospiti del carcere: tre etti ciascuno, tre panini di pane comune.
L'iniziativa, sperimentata anni fa e poi sospesa per problemi organizzativi, ora è ripartita, forte di un'importante novità: la costituzione di una cooperativa e la possibilità di produrre prodotti di panetteria e pasticceria anche per realtà esterne. Le prime ad acquistare il pane confezionato al Coroneo sono proprio le persone che ci lavorano. Un contatto è stato avviato anche con i Vigili del fuoco. Inoltre il prodotto in eccedenza potrebbe essere destinato anche a San Martino al Campo.
«Rivolgiamo un appello a enti, realtà private e pubbliche - afferma Moustapha Dioh, responsabile della cooperativa sociale "Bread and Bar" che gestisce l'iniziativa - affinché qualora debbano acquistare pane e dolci fruiscano di questa struttura. Più commesse esterne abbiamo, più detenuti riusciamo a instradare su percorsi di formazione, in vista di un possibile inserimento socio-lavorativo».
La cooperativa non ha fini di lucro: tutto quanto viene incassato è destinato alla formazione e al lavoro dei detenuti. Ogni mattina le guardie penitenziarie li prelevano dalle celle e li accompagnano in laboratorio. Si lavano, indossano la divisa da lavoro e per sei ore staccano la mente dai reati commessi, da chi li attende a casa, dal conteggio degli anni che li separano dalla libertà. Uno lavorava nel settore della sicurezza, il secondo faceva il pizzaiolo, il terzo si arrangiava con lavori di fortuna. «Per noi - raccontano i tre detenuti - questa opportunità è importantissima. Ci stanchiamo e la notte riusciamo a dormire; e poi possiamo guardare al futuro con un briciolo di ottimismo. Anche se da una situazione come la nostra è difficile».
Ad acquistare i prodotti realizzati dal laboratorio del penitenziario, permettendo così a più detenuti di imparare un lavoro, potrebbero essere mense aziendali, scolastiche, case di riposo. Ma anche i privati che necessitano di un servizio catering. «Se si prenota con un po' di anticipo - avverte il coordinatore - riusciamo a soddisfare ogni esigenza: pizzette, stuzzichini, torte o pasticcini».
«Per me - sottolinea Enrico Sbriglia, direttore del Coroneo - è sempre stato importantissimo avviare dentro il carcere attività e laboratori che consegnino a queste persone una specializzazione lavorativa, che al termine della reclusione permetta loro di trovare un'occupazione; sarà meno probabile che ricomincino a delinquere».
Il laboratorio e i corsi di formazione sono stati finanziati dalla Cassa delle ammende del ministero di Giustizia. Ma ci potrebbero essere altre prospettive: «La mia idea - chiude Sbriglia - è di sistemare una piccola struttura in legno in quel pezzo di cortile tra il carcere e il Tribunale, per permettere anche ai privati di prenotare e ritirare pane o dolci. Dentro il carcere, per ovvi problemi di sicurezza, non è possibile».
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