Ecco i detenuti-panettieri «Pronti a servire la città»

Dal laboratorio del Coroneo escono ogni giorno filoncini per tutti i pasti in cella La cooperativa cerca commesse esterne per coinvolgere sempre più carcerati

Foto BRUNI TRieste 04 06 10 Carcere Coroneo
Foto BRUNI TRieste 04 06 10 Carcere Coroneo

di Laura Tonero

Ogni mattina dalle 7 alle 13 il seminterrato del carcere del Coroneo si trasforma in un vero e proprio panificio. Il profumo delle ciabattine appena sfornate, le macchine impastatrici a pieno ritmo, teglie con centinaia di panini all'olio e forni ricolmi di pagnotte o pasticcini spargono nella struttura penitenziaria una fragranza di umanità. Da quel laboratorio a un piano di distanza dalle celle sovraffollate, mentre i parenti fanno la fila per incontrare madri, padri, mariti, mogli e figli rinchiusi dietro le sbarre, ogni giorno tre detenuti preparano gli oltre 50 chili di pane necessari agli ospiti del carcere: tre etti ciascuno, tre panini di pane comune.

L'iniziativa, sperimentata anni fa e poi sospesa per problemi organizzativi, ora è ripartita, forte di un'importante novità: la costituzione di una cooperativa e la possibilità di produrre prodotti di panetteria e pasticceria anche per realtà esterne. Le prime ad acquistare il pane confezionato al Coroneo sono proprio le persone che ci lavorano. Un contatto è stato avviato anche con i Vigili del fuoco. Inoltre il prodotto in eccedenza potrebbe essere destinato anche a San Martino al Campo.

«Rivolgiamo un appello a enti, realtà private e pubbliche - afferma Moustapha Dioh, responsabile della cooperativa sociale "Bread and Bar" che gestisce l'iniziativa - affinché qualora debbano acquistare pane e dolci fruiscano di questa struttura. Più commesse esterne abbiamo, più detenuti riusciamo a instradare su percorsi di formazione, in vista di un possibile inserimento socio-lavorativo».

La cooperativa non ha fini di lucro: tutto quanto viene incassato è destinato alla formazione e al lavoro dei detenuti. Ogni mattina le guardie penitenziarie li prelevano dalle celle e li accompagnano in laboratorio. Si lavano, indossano la divisa da lavoro e per sei ore staccano la mente dai reati commessi, da chi li attende a casa, dal conteggio degli anni che li separano dalla libertà. Uno lavorava nel settore della sicurezza, il secondo faceva il pizzaiolo, il terzo si arrangiava con lavori di fortuna. «Per noi - raccontano i tre detenuti - questa opportunità è importantissima. Ci stanchiamo e la notte riusciamo a dormire; e poi possiamo guardare al futuro con un briciolo di ottimismo. Anche se da una situazione come la nostra è difficile».

Ad acquistare i prodotti realizzati dal laboratorio del penitenziario, permettendo così a più detenuti di imparare un lavoro, potrebbero essere mense aziendali, scolastiche, case di riposo. Ma anche i privati che necessitano di un servizio catering. «Se si prenota con un po' di anticipo - avverte il coordinatore - riusciamo a soddisfare ogni esigenza: pizzette, stuzzichini, torte o pasticcini».

«Per me - sottolinea Enrico Sbriglia, direttore del Coroneo - è sempre stato importantissimo avviare dentro il carcere attività e laboratori che consegnino a queste persone una specializzazione lavorativa, che al termine della reclusione permetta loro di trovare un'occupazione; sarà meno probabile che ricomincino a delinquere».

Il laboratorio e i corsi di formazione sono stati finanziati dalla Cassa delle ammende del ministero di Giustizia. Ma ci potrebbero essere altre prospettive: «La mia idea - chiude Sbriglia - è di sistemare una piccola struttura in legno in quel pezzo di cortile tra il carcere e il Tribunale, per permettere anche ai privati di prenotare e ritirare pane o dolci. Dentro il carcere, per ovvi problemi di sicurezza, non è possibile».

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