Ecco come il prof Dario Gasparo di Valmaura è entrato nella top ten italiana degli insegnanti

La creatività e il movimento sono i due principi base al centro delle lezioni dell'eclettico docente che volerà a Dubai come finalista dell’Italian Teacher Prize
Lasorte Trieste 10/03/17 - Scuola Media Caprin, Prof. Dario Gasparo
Lasorte Trieste 10/03/17 - Scuola Media Caprin, Prof. Dario Gasparo

Dario Gasparo fa uno dei due mestieri (l’altro, a detta della madre, è quello del giudice) in grado di cambiare il mondo: l’insegnante.

 

 

Lo fa da vent’anni con così tanta passione da essere stato inserito nella lista dei dieci migliori professori d’Italia, concorrendo così alla prima edizione del Premio Nazionale Insegnanti, gemellato con il Global Teacher Prize, meglio conosciuto come il Nobel dei docenti.

Gasparo, che ha superato una selezione da 11mila candidature provenienti da tutta Italia, insegna matematica e scienze al corso A della scuola secondaria di primo grado Giuseppe Caprin dell’Ic Valmaura. Venerdì 10 marzo, mentre era in gita con le classi in montagna, ha ricevuto una chiamata dal Ministero: venerdì prossimo volerà a Dubai per partecipare al “Global Education and Skills Forum” dove verranno scelti i cinque vincitori. Il primo premio consiste in 50mila euro, gli altri quattro in 30mila euro. Fondi, questi, assegnati alle scuole per la realizzazione di attività e progetti. Dovesse aggiudicarseli, l’istituto li investirebbe per fornire ai ragazzi nuove opportunità di apprendimento, come ormai è tradizione da quando Dario insegna a Valmaura e ottiene riconoscimenti.

Il progetto per riqualificare il giardino scolastico. «In dieci anni abbiamo vinto una quarantina di concorsi: ognuno di essi è un pretesto per raggiungere un obiettivo didattico», racconta Gasparo, 54 anni, mentre mostra la lavagna interattiva multimediale acquistata, in parte, proprio con i soldi di una competizione internazionale. Vorrebbe collegare la scuola ai circa 2mila metri quadrati di terreno di proprietà dell’istituto, proprio oltre il muricciolo, che giacciono ora in stato di abbandono, e riqualificarli. «Qui potremmo fare lezioni di botanica all’aperto in cui parlare dei fiori raccogliendoli», spiega.

Combattere la noia con la creatività. «Oggigiorno i ragazzi si annoiano troppo presto e devi sempre improvvisare. Scenette, trucchi di prestigio, giochi per fare imparare la matematica», aggiunge mentre scavalca con agilità la staccionata. Tornato in classe, siede accanto all’acquario che lui stesso ha introdotto. I piccoli pesciolini al suo interno hanno subito assunto una dimensione altra, diventando protagonisti di un cortometraggio sulle migrazioni realizzato dai ragazzi della II A e giunto fino alla sede delle Nazioni Unite a New York.

Cortometraggio della Caprin pluripremiato a New York

È questa l’essenza della sua idea (autodidatta) di educazione: «Dalla stranezza nasce la molla per la curiosità. Ogni escamotage è buono per catturare l’attenzione». Tra questi c’è, per esempio, fare il mangiafuoco. Oppure l’ormai leggendario “trucco della penna” grazie al quale introduce la lezione su esofago, trachea ed epiglottide facendo scomparire una bic tra le sue fauci. «Non è facile ad ogni lezione inventarsi nuove cose», continua Gasparo che è, tutto insieme, musicista, sportivo, fotografo, videomaker, esploratore, scrittore, amante della natura ed educatore.

Lasorte Trieste 10/03/17 - Scuola Media Caprin, Prof. Dario Gasparo
Lasorte Trieste 10/03/17 - Scuola Media Caprin, Prof. Dario Gasparo

Gli esordi. Dopo aver fondato e diretto una società di biologi, ha scelto l’insegnamento per non rimanere invischiato dai pantani burocratici del mestiere. Il primo anno didattico lo ha svolto in carcere. Poi ha scelto di dedicarsi ad una fascia d’età, quella della scuola media, «critica ma che dà tante soddisfazioni». Sempre più alunni, rileva, hanno deficit attenzionali, difficoltà nel rapportarsi con il prossimo, sono lasciati a se stessi o hanno coetanei youtuber come modelli educativi.

Le sfide in classe e l'improvvisazione. «In certi momenti penso: come può interessare il teorema di Pitagora ad un ragazzo che magari si taglia le braccia? E così entro in classe, fingo di essere la reincarnazione di Pitagora ed inizio a recitare». Non sa dare un nome al suo metodo didattico, Dario Gasparo. Viene un po’ dai suoi studi di psicologia, un po’ dall’esperienza scout, un po’ da quella come biologo. Sono gli altri docenti a trovare le definizioni teoriche, coinvolti dal suo contagioso entusiasmo. In classe i ruoli si capovolgono e si ibridano: i suoi alunni riprendono gli esperimenti scientifici e li presentano ai compagni, diventando così essi stessi creatori di nuove narrazioni. «I ragazzi devono toccare, tagliare, sperimentare. Con le classiche lezioni frontali perderei la maggior parte di loro».

Messaggio alle istituzioni. Ma la “scuola del fare” richiede una quantità enorme di energia, anche solo per restare qualche ora in più ad aprire e chiudere il laboratorio, in assenza di un tecnico. «Mi piacerebbe che il Ministero prenda atto di queste necessità didattiche, dei vincoli burocratici che ci troviamo a fronteggiare e dell’assenza di risorse».

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