Ecco Anonymous, gli hacker che si battono per il bene

Il gruppo nato nel 2003 opera clandestinamente sul Web in difesa della libertà di pensiero e di espressione. «Ma non creiamo inutili allarmismi»
Wales, Monmouthshire, Monmouth. An anonymous hooded male using a tablet computer to represent a cyber criminal.
Wales, Monmouthshire, Monmouth. An anonymous hooded male using a tablet computer to represent a cyber criminal.

Il loro gruppo è nato nel 2003, il loro simbolo è la maschera con il volto stilizzato di Guy Fawkes, il loro ideale è la lotta contro la corruzione e le ingiustizie di varia natura: sono gli Anonymous, un gruppo di hacker di tutto il mondo, senza distinzione di colore, razza o religione che si identifica in un comportamento votato alla difesa della libertà di pensiero e di espressione.

Non ci sono gerarchie e non esistono leader, ogni elemento è pari a qualsiasi altro ed agisce indipendentemente, seguendo un programma concordato e condiviso e senza ambire a nessun riconoscimento.

Tra le varie imprese a loro attribuite si contano interventi di vario genere, che vanno dall'oscuramento del sito del Sap, il Sindacato autonomo di polizia, per vendicare l'assoluzione del poliziotti accusati dell'uccisione in carcere di Stefano Cucchi, alla diffusione di indirizzi e numeri di telefono di 57 membri del Ku Klux Klan nel Missouri, in seguito alle intimidazioni dei suprematisti bianchi del Klan che avevano minacciato di usare la "forza letale" contro i manifestanti nel caso dell'uccisione di Michael Brown.

Ma agli onori della cronaca gli Anonymous, ultimamente, sono saliti per avere preso parte alla lotta contro il terrorismo, attivandosi per prevenire gli attacchi dell'Isis in tutto il mondo.

Nel gennaio del 2015, dopo l'attentato subito da Charlie Hebdo hanno diffuso un video in cui dichiaravano guerra contro ai terroristi e giuravano vendetta per le vittime. In febbraio hanno bloccato tutti gli account social dei reclutatori dell'Isis affermando che riusciranno a rintracciarne il più alto esponente. Dopo gli attentati di Parigi, nel novembre dello scorso anno, hanno giurato di perseguire i responsabili: «Per difendere i nostri valori e la nostra libertà, noi smaschereremo i membri dei gruppi terroristici responsabili di questo attacco, noi non ci arrenderemo, noi non perdoneremo e faremo tutto ciò che è necessario per mettere fine alle loro azioni. Durante gli attacchi di Charlie Hebdo, abbiamo già espresso la nostra volontà di neutralizzare chiunque attaccasse le nostre libertà».

Non c'è invece stato nessun riscontro per il presunto attacco terroristico sventato a Firenze da Anonymus, anzi, la pubblicazione della notizia, che non era stata autorizzata dal collettivo, ha portato la vecchia guardia a dichiarare: «Non è il nostro modus operandi quello di rivendicare operazioni non verificate da tutti gli utenti dei vari gruppi, avere rapporti personali e di esclusiva con testate giornalistiche, rilasciare dichiarazioni senza fornire documenti inconfutabili e creare allarmismo generalizzato senza fornire prove concrete di ciò che stavamo comunicando».

Continuano gli attivisti: «Anonymous non è un gruppo di intelligence e non si deve sostituire agli organi preposti al controllo e alla vigilanza dell'interesse nazionale e internazionale. Per questo pensiamo che qualora queste informazioni reperite fossero state veritiere, sarebbero dovute finire ai nostri tanto odiati organi di polizia. Di fronte al bene nazionale, questo sarebbe stato il modo giusto di comportarsi, seguendo lo spirito che ci ha portato a compiere qualsiasi operazione ovvero salvaguardare la popolazione dagli abusi».

Alice Tomat

III C Liceo Scientifico

“Duca degli Abruzzi”

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