Ecatombe di bar e ristoranti a Gorizia: -20% in 4 mesi
Sembravano essere immuni dalla crisi. Funzionavano egregiamente e non registravano grandi flessioni di incassi. Bar e ristoranti parevano cavalcare le onde della crisi. Della serie: si risparmia su tutto ma non sulla tazzina di caffè o sulla bistecca e la pizza con gli amici.
Ma le cose stanno repentinamente cambiando: negli ultimi tempi si sta assistendo ad una tremenda sequenza di chiusure. In tre anni le attività (bar, ristoranti, trattorie, alberghi) da 860 sono diventate... 816. Se poi aggiungiamo gli esiti dell’ultimo report di Confesercenti il dato si fa ancora più preoccupante. Nei primi quattro mesi del 2014 si sono registrate, in tutta la provincia, 9 iscrizioni e ben 23 cancellazioni di bar (il saldo equivale a “-14”). Negativo il bilancio anche dei ristoranti con nove aperture e quindici chiusure (-6). Significa che hanno chiuso mediamente 5 fra ristoranti e bar in questo primo scorcio di 2014. Del resto, basta essere un attento osservatore delle dinamiche commerciali isontine per scoprire che sono più le serrande che hanno chiuso rispetto a quelle che hanno aperto nell’ambito del comparto della somministrazione. «La gente ha meno soldi da spendere e, per forza di cose, limita le consumazioni - osservano gli esercenti -. Se una volta ci si recava al bar e si sorgeggiavano almeno due bevande, oggi ci si limita al caffè o all’acqua minerale: una consumazione e via. Logico che gli incassi diminuiscono». Ma anche ristoranti e trattorie soffrono. Bisogna economizzare e le famiglie preferiscono centellinare le uscite in pizzeria o in trattoria per pranzare o cenare a casa. In più c’è la concorrenza slovena. “Di là” (soprattutto nell’area della Brda) stanno nascendo agriturismi come funghi che, grazie anche a dei menù a basso prezzo, finiscono con il “rubare” clientela alle trattorie e ai locali tipici. E c’è un altro problema gigantesco e irrisolto: le spese che gravano sulle imprese. La categoria è travolta da balzelli che sono sempre più costosi: dalle bollette di acqua, luce e gas alla tariffa-rifiuti. Sì, sono le spese-fisse il maggior nemico di baristi e ristoratori.
Ma guardiamo anche oltre. Su scala regionale, nella vendita al dettaglio di automobili, nell’Isontino si sono registrate 4 cancellazioni, a Trieste 2, a Udine e provincia 14, a Pordenone 11. Nel comparto del commercio al dettaglio, le chiusure a Udine sono state 133 di cui 18 nel settore alimentare (-81), a Pordenone 74 delle quali 5 alimentari (-39), a Trieste 63 cessazioni di cui 6 nell’alimentare (-35) e a Gorizia 49 chiusure, di cui 8 alimentaristi (-30). Nell’alloggio e somministrazione a Gorizia sono sono state cancellate 46 imprese, a Udine 177, a Pordenone chiuse 78 (-51), a Trieste 55 chiusure (perse 11 aziende) e a Gorizia 46 (- 26). Nel settore del tessile, abbigliamento e calzature si sono verificate 9 chiusure a Gorizia, 14 a Trieste, 30 a Udine, 15 a Pordenone.
Nel comparto del dettaglio delle carni a Udine si evidenziano 6 cancellazioni e una chiusura a Trieste, nessuna invece a Pordenone e Gorizia. Nell’ortofrutta, a Udine le cancellazioni sono state 2 con un saldo negativo di un’unità, a Pordenone una cancellazione, ma non si è riscontrata nessuna perdita di aziende a fronte di una contestuale nuova iscrizione, a Trieste 2 chiusure e a Gorizia 4 cancellazioni.
Infine, nel commercio ambulante, si sono verificate a Gorizia due cancellazione che diventano 19 a Pordenone, 13 a Trieste e altrettante in provincia di Udine.
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