«Eataly pronta a Trieste per l'Expo del 2015»
«Ma cosa volete di più? Siete piccoli, ma buoni». Già: lo sapevamo, ma inorgoglisce sentirselo dire. E se poi te lo dice uno che ha costruito un impero sulla bontà (del cibo) come Oscar Farinetti, allora il complimento del gastroimprenditore “gonfia” ancora di più. Non sarà a Trieste per la Barcolana, il patron di Eataly, ma ci sarà il figlio Francesco per una gustosa anteprima (come si legge nell’articolo qui sotto, ndr). «Non posso, devo partire per New York. Sa, lì festeggiano il Columbus Day e abbiamo da fare... Ma verrò a Trieste nei prossimi mesi, verrò parecchie volte».
Deve, per forza, Oscar Farinetti. Altrimenti chi segue i lavori della sua “creatura”, la riqualificazione del Magazzino vini che entro il 2015 diventerà la casa - e la cucina - di Eataly? Un investimento mica da poco: 5500 metri quadrati da riempire, tre piani e tre aule didattiche per fare lezione a grandi e piccoli sulle eccellenze della cucina made in Italy, ristoranti e prodotti di qualità a volontà. «Non mi chieda il mese in cui inaugureremo Trieste. Diciamo che siamo in linea con la decisione ferrea di aprire nel 2015, ma non so dirle il mese esatto: in vita mia non ho mai rispettato una data. Certo ci teniamo molto, e certo l’apertura sarà durante il periodo dell’Expo a Milano, quindi tra maggio e ottobre. Se non altro perché saremo lì, a Milano, e le posso dare un’anticipazione: il nostro Expo avrà questo titolo, “The answer, my friend, is blowing in the wind”». Bob Dylan. E i venti. «Porteremo all’Expo i venti, dei nostri mari e delle nostre montagne. Ci sarà un perché abbiamo più specie vegetali al mondo, perché possediamo 1200 vitigni autoctoni mentre la Francia ne conta appena 20. È il miracolo della biodiversità. E ora le faccio una domanda: qual è il vento dei venti?». Questa è facile: la Bora. «Esatto. Parleremo della Bora. Pensate a tutti i vostri magnifici prodotti frutto del vento. Come il San Daniele, figlio dell’aria e delle Dolomiti». Quindi è il vento il fil rouge della sede sulle Rive... «Sì. Ogni sito si specchia nel territorio: ad esempio, il prossimo anno apriremo pure a Forlì, e lì il tema è l’amarcord, Tonino Guerra, la Romagna insomma. Non vogliamo essere come Mc Donald’s».
Farinetti, a lei piace Trieste? «Altro che, e per quattro motivi. Primo, perché è una delle città più belle d’Italia. Secondo, è una città di mare e noi italiani dobbiamo tutto al mare. Ed è una città di confine, in grado di attrarre pubblico. Poi, me lo lasci dire, il Magazzino vini è un posto magico, incredibile, dalla fortissima memoria storica. Nella mission di Eataly c’è la volontà di ridare vita ai luoghi dimenticati. E il Magazzino lo era: l’idea della Fondazione CRTrieste (che ha acquisito il rudere e lo ha ristrutturato spendendo oltre 20 milioni di euro, ndr) è filantropica. Dobbiamo per forza realizzare una cosa bella. Parleremo del mare, del vento, dei vini. E del caffè. Combineremo tutto, in più aree ma senza discontinuità. Ristorazione, mercato, didattica: si va per mangiare, per acquistare e per imparare».
A quanto pare fila a gonfie vele il suo rapporto con la Fondazione. «Ho parlato più volte con il presidente che è un capitano d’impresa e capisce. Teneva parecchio a questo progetto. E anche il sindaco. Quando vedi amministratori locali che si battono per il territorio, a me fa piacere. E scriva che hanno insistito perché a Trieste venisse dato spazio ai prodotti friulani. Il 25% di quello che venderemo e mangeremo al Magazzino sarà di provenienza regionale. Dopotutto, avete due anime no? Vini, salumi, pesce, formaggi: quanta roba». Questa è la sede più vicino all’estero di Eataly: che si aspetta da Trieste? «All’ovest c’è Genova, è vero. Beh, mi aspetto innanzitutto un bel gemellaggio tra Mar Tirreno e Mare Adriatico». Ardua come impresa, anche per un ottimista come Farinetti. «Lo so, è da decenni che dite che i migliori pesci sono i vostri. Ma i pescatori dall’altra parte fanno lo stesso...».
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