Eataly al Magazzino vini «Anche Illy nella gestione»
La data è confermata, dal dicembre 2014 l’Eataly di Oscar Farinetti sbarca all’ex Magazzino vini. La gestione sarà affidata a una nuova società, «nella quale ci sarà anche la famiglia Illy» hanno annunciato ieri a Trieste l’amministratore delegato Francesco Farinetti, figlio del fondatore, e Massimo Paniccia, presidente della Fondazione CRTrieste proprietaria dello storico edificio di cui cura la costosa ristrutturazione.
In società entrerà anche Antonio De Paolo, titolare della Gallery e presidente triestino della Fiap (Federazione italiana agenti immobiliari), uno dei principali tramiti fra Paniccia e l’incandescente e ottimista imprenditore del gusto d’Italia, quel Farinetti anni fa titolare di Unieuro (elettrodomestici) con punto vendita anche a Trieste. Che ha firmato lo scorso luglio il contratto di affitto per installare nell’edificio fronte mare quello che a oggi è il 29.o “tempio” della gastronomia italiana in rapinosa crescita in Italia e all’estero, con vendita di prodotti, ristoranti, e attività didattiche sulla cultura del cibo assieme a Slow food.
È certo dunque che il prossimo Natale le rive, e il Magazzino da anni “in lavoro”, saranno trasformati da questo “top”, lo ha confermato ieri dopo un sopralluogo tecnico proprio Francesco Farinetti, per la prima volta in visita: 33 anni, jeans, e una carica di entusiasmo che ricorda quella di papà, ma che condivide con due fratelli più giovani immersi nella frenetica attività di famiglia, è venuto a Trieste con un gruppo di tecnici messi subito al lavoro assieme all’architetto del Magazzino, Marco Casamonti, per mettere a punto gli adeguamenti necessari alla “location”. Eataly occuperà il primo e secondo piano, l’interrato resterà per attività della Fondazione e pubbliche per la città. «Un progetto splendido - il commento di Farinetti jr -, dietro le vetrate fronte mare sistemeremo il ristorante di pesce, poi ci saranno abbinamenti: vendita di verdure e ristorante vegetariano, vendita di pasta e similari e accanto la pizzeria che usa solo farina macinata a pietra, poi ristorante di carne, tutti i migliori prodotti tipici d’Italia come in ogni nostro “store” e il meglio dei prodotti locali, la nostra filosofia si basa sui concetti di “meno spreco”, “più mercato e meno cucina” (puntiamo sulla qualità dei prodotti e non sulla loro “camuffatrice” elaborazione), “esaltazione dei prodotti locali”». Non per questo i Farinetti evitano i grandi chef, anzi, ma una porzione di lavoro, «e a Trieste per eventi», è riservata ai migliori cuochi locali.
Non è ancora deciso chi avrà qui la gestione dei fornelli, importante adesso è far presto i lavori dell’ultimo piano (un perimetro in vetro speciale) e soddisfare le esigenze interne del nuovo inquilino. Che però non svela, né lo fa Paniccia, a quanto ammonti l’affitto pattuito per un contratto di nove anni, rinnovabile di altri nove, per i 2000 metri quadrati: «Non il più alto d’Italia, non il più basso».
«Quel che ci ha affascinato - ha raccontato ieri Francesco Farinetti - è in linea con un altro capitolo della nostra impresa, lo chiamiamo “delle tre elle”: “location, location, location”. La sede: è fondamentale. Ovunque andiamo scegliamo di restaurare un luogo storico, a Roma l’ex Air Terminal inutilizzato, a Bari un’ala storica del 1929 della Fiera del Levante. Qui un antico ex magazzino dei vini, per noi che in Friuli con l’imprenditore Zamò siamo produttori di vino (e se ne occupa mio fratello più giovane Andrea) che cosa poteva esserci di meglio?».
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