«È stata una scelta politica chiudere il Punto nascita»

Intervista all’ex primario Carmine Gigli che attacca: «Il reparto goriziano registrava la minor mortalità prenatale in regione. Come si fa a dire che non era sicuro?»
Di Francesco Fain

Continua a presiedere la Fesmed, la Federazione sindacale medici dirigenti che rappresenta le professioni specialistiche. Ma per 18 anni è stato primario del Punto nascita di Gorizia. Di quel reparto, Carmine Gigli (oggi in pensione) conosce praticamente tutto. E più volte, nel passato, si è esposto contro le ipotesi di chiusura («Il reparto è sicuro. E le parole pronunciate in questi ultimi anni relative ad una presunta inadeguatezza del reparto hanno fatto male, tanto male a tutti gli operatori. È stata calpestata la loro professionalità», tuonò nel 2012).

Oggi la chiusura è diventata effettiva. E Gigli non nasconde la sua profonda amarezza.

Professore, come ha colto questa notizia?

Mi ha profondamente rattristato. Questo è l’epilogo di una storia che parte da molto lontano. Prima o poi doveva arrivare il giorno della chiusura.

È stata una decisione giusta, secondo il suo parere?

È stata una decisione politica. C’era la volontà di andare ad eliminare uno dei due reparti presenti nell’Isontino e, per motivazioni prettamente politiche, si è deciso di smantellare il reparto di Gorizia piuttosto che quello di Monfalcone. E non è un discorso di Destra o di Sinistra. Semplicemente, il lavoro sporco non l’ha voluto fare la giunta regionale precedente. Poi è arrivata la Serracchiani...

E il taglio si è concretizzato...

Sì. Probabilmente, si è sentita forte e ha azionato le forbici, senza pietà. Ma, forse, è troppo giovane per sapere cosa successe quando chiusero i Punti nascita di Spilimbergo e Cividale.

Forse, siamo troppi giovani pure noi. Cosa successe?

Accadde che chi chiuse quei reparti materni-infantili non venne più rieletto. Probabilmente, non è interesse di Debora Serracchiani ricandidarsi alla guida della Regione; forse ambisce a ruoli ancora più importanti. Però, è bene che sappia che chi chiude un Punto nascita non viene riconfermato. Lo dice la storia.

Ma perché parla di decisione politica?

Perché il reparto di Gorizia è quello che ha registrato, percentualmente, la minor mortalità prenatale in regione, nonostante non raggiungesse la soglia dei 500 parti/anno. Affermano che il Punto nascita non è sicuro? I dati dicono il contrario. E poi, nemmeno a Monfalcone si sono raggiunti negli anni passati i 500 parti. Inoltre, torno a chiedere: nell’ottica di una collaborazione sanitaria transfrontaliera anche con il reparto materno-infantile di San Pietro, non sarebbe stato meglio mantenere il reparto di Gorizia? Una domanda che già posi qualche anno fa a chi avrebbe dovuto decidere ma non arrivarono risposte. Oggi, si è subito partiti in quarta e si è proceduto con la chiusura del reparto goriziano. Il numero dei parti è stato certamente inferiore ai 500 ma c’erano (e ci sono) anche altri ospedali che non raggiungono questa soglia: eppure i reparti continuano ad operare. Ecco perché parlo di decisione politica.

Quindi non è meravigliato di come si sono messe le cose?

No. Per nulla. Era già tutto scritto e pianificato. Certo, mi dispiace moltissimo perché lì hanno lavorato persone che ci credevano e ci hanno messo tutta la loro professionalità. Sino all’ultimo giorno.

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