È polemica fra “barboni” per un posto nel dormitorio

Un senzatetto, Michele Vurro, accusa la Comunità di don Vatta di prendere il doppio di contributi se ospita extracomunitari. Il sacerdote: «Tutto falso»

di Laura Tonero

«In questo centro vengono accolte in forma prioritaria le persone residenti a Trieste». Questa nota riportata sul regolamento del dormitorio di via Udine 19 gestito dalla Comunità di San Martino al campo ha scatenato una sorta di guerra tra poveri. Residenti contro non residenti, comunitari contro extracomunitari. E di mezzo ci va chi, ogni giorno, tende loro la mano. I senzatetto in questi giorni si trovano spiazzati. La decisione della direzione della Stazione ferroviaria e di quella dell’Autostazione delle corriere di togliere tutte le panchine per non permettere ai barboni di passare lì giorno e notte, ha acceso una polemica tra clochard. Oggetto del contendere sono i posti letto nel dormitorio di via Udine, una della poche realtà ad accogliere queste persone permettendo loro di dormire in un vero letto con lenzuola e coperte pulite, di lavarsi e passare la notte al caldo. «Ogni sera siamo in tantissimi a voler andare a dormire lì – racconta Georgian, un rumeno che parla in rappresentanza di una decina di suoi connazionali ieri accampati sul pavimento della stazione delle corriere –, ma come dice il regolamento, suor Gaetana (anima della struttura) avvantaggia i residenti».

Un suo compagno, Iorgu, mentre si prepara un giaciglio in un angolo accanto alla macchinetta che fa le fotografie in piazza Libertà, aggiunge: «I poveri devono essere tutti uguali – commenta in un italiano stentato –. Se non veniamo aiutati è evidente che poi rubiamo o mendichiamo». E tornano alla mente le parole riportate sull’avviso affisso sulla porta d’entrata della chiesa della Beata Vergine del Rosario: «Per mancanza di fondi, siamo in grado di aiutare solamente i nostri parrocchiani».

Netta la replica di Don Mario Vatta, fondatore della Comunità di San Martino al Campo che, dal 1970, intercetta le situazione di disagio a Trieste: «Noi non rifiutiamo nessuno,- afferma - facciamo esclusivamente una turnazione settimanale secondo dei precisi criteri. I rumeni, compatibilmente con i posti disponibili, li abbiamo sempre accolti». Il centro di via Udine 19 in questo periodo dell’anno è aperto dalle 19.30 alle 8 del mattino successivo. I posti a disposizione per donne e uomini sono 25. E c’è anche chi, contendendosi uno di quei posto letto, accusa la comunità di don Vatta di accogliere parecchi extracomunitari provenienti da Marocco, Senegal, Nigeria e Camerun. «Il dormitorio – sostiene Michele Vurro, uno dei senzatetto - riceve un contributo di 25 euro per i comunitari e di 50 per gli extracomunitari». «Se andate a vedere troverete la maggior parte degli ospiti con la pelle scura – accusa il rumeno Georgian – e noi con le nostre donne siamo costretti a dormire a terra».

Categorica ancora una volta la smentita di don Vatta: «Da quando abbiamo aperto – sottolinea - noi ospitiamo le persone senza ricevere alcun contributo da strutture pubbliche o private. Questa storia dei diversi contributi in base alla provenienza è falsa. Abbiamo sempre fatto il nostro dovere con le nostre risorse e grazie alla disponibilità di tanti volontari».

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