È ormai tutto pronto a Doberdò per l’arrivo di Mattarella e Pahor

La comunità in fibrillazione per lo storico incontro voluto per celebrare il monumento-ricordo a tutti i caduti sloveni
Di Ciro Vitiello
Bumbaca Gorizia 19_10_2016 Doberdò conf stampa Monumento caduti sloveni © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 19_10_2016 Doberdò conf stampa Monumento caduti sloveni © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

DEL LAGO. Massima onorificenza ai Caduti, ma anche tanta emozione per l’arrivo mercoledì a Doberdò del Lago di due capi di Stato, il presidente della repubblica italiana Sergio Mattarella e il presidente della repubblica di Slovenia Borut Pahor, per inaugurare il primo monumento-ricordo in memoria di tutti i soldati sloveni a Doberdò sul fronte dell’Isonzo (1915-1917), che operavano nell’esercito austro-ungarico ma anche in quello del Regno d’Italia. È il motivo dominante che ha accompagnato la presentazione di ieri, nell’aula consiliare del municipio in via Roma, del programma ufficiale della cerimonia che si svolgerà nel piccolo parco al centro del paese.

È tutto pronto per il grande momento reso possibile grazie alla collaborazione tra Kulturni Dom di Gorizia, Comune, Provincia, Regione, quattro ministeri della Slovenia e dell’Unione culturale economica Skgz, Consiglio delle organizzazioni slovene e della Fondazione Via di pace-Pot miru. Per l’occasione, le poste slovene emetteranno lo stesso giorno un francobollo commemorativo con un annullo speciale. «L’idea di costruire un monumento per i caduti sloveni da collocare nel parco comunale - spiega Igor Komel, presidente del Kulturni Dom - era nata nell’aprile 2015. Ma quello che non immaginavamo mai era di trovarci qui, un anno dopo, ad annunciare la presenza dei presidenti dei due paesi vicini». «Un evento importante - sempre Komel - per il paese, per l’intera comunità slovena che vive in Italia, per il consolidamento degli ottimi rapporti tra i due Stati e la convivenza fra i due popoli».

Il sindaco, Fabio Vizintin, sottolinea il momento forse irripetibile che verrà vissuto dalla gente. «Due Presidenti quello italiano e sloveno - ribadisce - che insieme vanno a deporre due corone ai Caduti durante la Prima guerra mondiale: sicuramente 30-40 anni fa non sarebbe stato facile e neanche pensabile creare una situazione del genere, perché le condizioni non erano ancora mature. Oggi invece sì. Ciò dimostra che in tutti questi anni siamo riusciti a costruire un’Europa in cui siamo diventati amici, dove i rapporti comunque sono migliorati, creando una cultura della Pace». «E quello che vivremo - dice ancora - rappresenta un avvenimento simbolico. Lavorando insieme si riesce a realizzare un futuro migliore in cui ci guardiamo da amici e a creare condizioni migliori per i nostri figli. Non siamo così diversi da come pensavamo prima, ma estremamente simili per un nuovo futuro».

Sulla cerimonia nel ricordo ai Caduti è intervenuto anche Vasja Klavora, ex presidente del Parlamento sloveno, l’ideatore della costruzione del monumento e autore di cinque volumi sulla Grande Guerra, di cui uno dedicato proprio a Doberdò e ai suoi caduti. A giudizio dello storico sloveno, Vili Princic, non è un caso il luogo scelto per la costruzione del monumento (opera dell’architetto Cej di Gorizia): a Doberdò dove combatterono e si sacrificarono con l’uniforme austro-ungarica molti giovani soldati sloveni. «Nel primo anno di guerra - afferma - il fronte si snodava sull’orlo dell’altipiano carsico a forma di ferro di cavallo con trincee che spesso distavano tra loro poche decine di metri. Si moriva in massa senza conseguire successi strategici. Combattevano soldati di tutte le etnie e la mortalità dei militari era molto alta. Centinaia al giorno durante le offensive. Per questo motivo era nata la canzone "O' Doberdò, tomba dei soldati sloveni", frasi scritte anche sul monumento». A ricordare ancora quei momenti e l’importanza della visita dei due Capi di Stato, sono intervenuti anche Marino Marsic delle organizzazioni economiche slovene e Valter Bandel delle associazioni della minoranza slovena.

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