È morto Spolverini, il veggente di Farra

Stroncato da una malattia a Viterbo, sua città di origine e dove era tornato a vivere in questi ultimi mesi
Di Franco Femia
Bumbaca Gorizia Campo di Farra, Vittorio Spolverini
Bumbaca Gorizia Campo di Farra, Vittorio Spolverini

È morto Vittorio Spolverini in arte Dani. Il fotografo-veggente che dal 1988 sosteneva di vedere la Madonna sul prato celeste di Farra. Lo ha stroncato una malattia che da tempo lo minava. E per morire è tornato nella sua Viterbo, dove era nato 72 anni fa.

Da qualche mese non appariva più la domenica su quel campo lungo la Mainizza dove aveva eretta la sua “chiesa” e annunciava i messaggi che diceva di ricevere dalla Madonna. Sul sito si invitavano i suoi “fedeli” a mettersi in contatto via e-mail, ma ultimamente la malattia gli aveva impedito anche questo contatto via web.

La vita di Spolverini, che per quasi dieci anni era stato fotografo anche del nostro giornale, era improvvisamente cambiata nel settembre 1988. Una delusione d’amore con una giovane aiutante di studio che lo aveva lasciato dopo una visita a Medjugorie - Dani era sposato con tre figli ma di fatto separato -, lo aveva portato un giorno a passeggiare su un campo, dalle parti di Farra, a due passi dall’Isonzo.

E mentre era lì a meditare sui suoi problemi di cuore, disse di essere stato folgorato da una celeste visione, la Madonna. La notizia fece il giro della città, e oltre, in un battibaleno. Un mese più tardi si radunarono oltre 5 mila persone su quel prato dinanzi al veggente che, puntualmente come faceva ogni giorno, alle 14.30, si inginocchiò e puntò gli occhi sbarrati al cielo verso la presunta apparizione mariana.

Chiuso il suo negozio di fotografo in via Trieste, cominciò la vita da veggente che non smetterà mai. Dopo pochi mesi cambiò posto. Acquistò un campo d’altra parte della Mainizza e costruì la sua chiesa tra qualche contenzioso legale che riuscì sempre con la sua abilità e inventiva a risolvere. Divenne pure agricoltore pur di ottenere la licenza di costruire un capanno per raccogliere attrezzi e prodotti della terra. In realtà lo adibì a chiesa con tanto di altare e banchi disposti su due file. La Madonna gli apparve prima solo la domenica poi diradò ancora le sue apparizioni limitandole alla prima domenica di ogni mese e nelle grandi feste mariane come l’Assunzione e l’Immacolata Concezione.

E cambiò anche la gente: sempre meno i locali, sempre di più corriere dal Veneto ed anche dalla Lombardia. Si fecero vedere pure preti e suore, nonostante la Curia avesse fin dall’inizio impedito la celebrazione della messa disconoscendo quanto accadeva su quello scampolo di terreno cintato oramai da un alto muro di siepe.

Nel frattempo Spolverini, morta la moglie, si risposò con una donna originaria di Corno di Rosazzo che lo seguiva da tempo nella sua attività e dalla quale avrà un figlio. Cambiò anche residenza. Da Gorizia si spostò a San Martino di Terzo d’Aquileia.

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