È morto Lucio Parenzan cardiochirurgo dei bambini

Nato a Comeno, infanzia a Pirano, un periodo da primario al Burlo, aveva 89 anni Fu il primo a operare i neonati a cuore aperto. Una carriera tutta a Bergamo
Di Gabriella Ziani

I. l cuore ha tradito uno dei più grandi medici del cuore: è morto a Bergamo Lucio Parenzan, 89 anni, il primo a operare trapianti di cuore nei bambini, e in tutta la sua carriera autore di 15 mila interventi tra cui 350 trapianti. Nato a Comeno, località ora in Slovenia, e vissuto fino agli 11 anni a Pirano, città del cuore e della memoria, laureato a Padova nel 1948, specializzato in Svezia e a Pittsburgh, per un breve periodo al “Burlo Garofolo”, Parenzan ha diretto dal 1964 al 1994 la divisione di Chirurgia pediatrica prima, e di Cardiochirurgia poi, agli Ospedali Riuniti di Bergamo, creando anche la International Heart School, “fucina” di moltissimi primari. Nella città dove ha vissuto la più gran parte della sua vita, con la moglie Laura e i quattro figli, Lucio Parenzan sarà salutato oggi alle 14 con la celebrazione dei funerali.

Questo luminare dalla faccia dolce, figlio di un medico condotto e di una maestra, che amava raccontare come all’ultimo esame prima della laurea, proprio Pediatria, avesse preso il suo unico 18, scegliendo però di seguire ugualmente la propria missione di curare i bambini, ha scritto una pagina di storia della medicina: primo a fare operazioni a cuore aperto sui neonati, terzo in assoluto a realizzare un trapianto di cuore in Italia nel 1985, fu soprannominato “il dottore dei bambini blu”, perché aveva sperimentato una tecnica per intervenire chirurgicamente sulla “tetralogia di Fallot”, una disfunzione neonatale che porta se non risolta (allora nessuno lo sapeva fare) a gravi problemi cardiaci.

I suoi figli, in questo momento così triste e inatteso ne hanno ricordato i modi amabili, il fatto che per “vizio professionale” salutandoli al mattino sentisse subito le loro pulsazioni senza farsene accorgere, la gaiezza con cui ancora adulti li chiamava “i veri Parenzan boys”. Uno spicchio di mandarino, male inghiottito a tavola durante un pranzo familiare, aveva causato a Lucio Parenzan un arresto respiratorio il 17 gennaio. Evidentemente aveva danneggiato il cuore. L’altro giorno un arresto cardiocircolatorio, che i medici non sono riusciti a risolvere.

Era diventato un medico anche popolare, Parenzan, le riviste si erano occupate moltissimo della figura di questo superdottore dei bambini e del cuore, facendogli peraltro passare brutti momenti quando all’epoca di Tangentopoli le offerte per la sua fondazione (piuttosto consistenti) furono scambiate per mazzetta. Alti e bassi, e contrasti forti con l’ospedale per cui lavorava, chiuso per un anno dopo la morte di bambini causa infezione. Il medico fu scagionato: le sue pressanti richieste di adeguare la struttura non erano state ascoltate.

In un articolo scritto per il nostro giornale poco più di 30 anni fa (dicembre 1983) ricordò gli anni mitici di Pirano, l’esame di quinta elementare sostenuto a Trieste, i sacrifici per studiare, i giorni dell’invasione titina passati in un nascondiglio a Trieste, e poi nel ’62 la vittoria di un concorso per primario al “Burlo Garofolo”. «C’era solo la chirurgia dei bambini. Chiesi un finanziamento. Volevo aprire una cardiochirurgia infantile. Ma incontrai - scriveva Parenzan - tante difficoltà. Mi dissero che non sarebbe stato possibile. “Lei vuole troppo” mi dicevano. E io rispondevo: “Non voglio troppo. Voglio una cosa sola. Se non me la date sarò costretto ad andarmene”. E così fu».

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