E la Trottola sale sulle giostre del Luna park

MUGGIA. Luci, suoni, musica e divertimento sono i pilastri di un luogo magico: il Luna park. Sarà questo il tema del carro allegorico della Trottola, compagnia che domenica 10 febbraio sfilerà a Muggia in occasione del 60o Carnevale. «Niente costumi visti e stravisti, niente coreografie preconfezionate con balletti e movenze impacciate, solo tanta sana voglia di stupire e far divertire con coinvolgimento diretto delle persone», dice il vicepresidente Adriano Bertoni.
Ma portare in strada il luna park significherà anche dimenticarsi il costume e indossare... la giostra. «Indosseremo le attrazioni che sintetizzano questo spettacolo itinerante senza tempo, e poi le faremo provare ai presenti», prosegue Bertoni. Il pubblico potrà ammirare la giostra dei cavallini, le tazze rotanti, il bruco mela, la pesca dei cigni, gli autoscontri, la sala degli specchi, il tunnel dell’orrore, il tiro a segno, le montagne russe, la giostra del polipo, la ruota panoramica, il tutto contornato da sapori e odori dei dolci tipici del luna park.
Intanto, qualcuno rievoca il passato da cui spunta un amabile aneddoto dei primi anni ’80. All'epoca la Trottola veniva sempre invitata al Carnevale carsico grazie a un gemellaggio sancito dall’allora postino di Opicina Willy Paneto. Un giorno una delegazione partì da Muggia con una 128 blu notte agghindata con bandierine dello Stato Vaticano. L’equipaggio era così composto: il presidente Lucio Zorzon vestito da autista in grisaglia con cappello, Eugenio Pangher Cucal e Paolo Ciliberti vestiti da sacerdoti e Bruno Barbier (Bruno de Enea) vestito da vescovo. Il tragitto prevedeva una sosta a Trieste nell’allora negozio di profumi Cosulich per acquistare dei trucchi. Posteggiata l’auto fuori dall’ingresso, subito una piccola folla di curiosi circondò la macchina e Bruno, con fare noncurante, aperto di poco il finestrino posteriore, estrasse la mano con l’anello. Più di qualcuno baciò l'oggetto con deferenza, credendo che la macchina ospitasse davvero il vescovo...
Ma la Trottola può vantare un'altra chicca: il copyright dei “gratini”. «Li abbiamo inventati noi negli anni ’80 per sopperire alla mancanza di una banda musicale - racconta Bertoni -. I giovani allestirono un pianale a quattro ruote per sistemarvici sopra un impianto radio a 12 volt e avere un po’ di musica che accompagnasse il loro girovagare per i locali del centro». “Gratin”, appunto, perché la fedeltà della musica riprodotta era alquanto scarsa e... “grattava tutto”.
La Trottola avrà il compito di cercare di mantenere lo scettro conquistato l'anno scorso. Bertoni e soci sono fiduciosi, anche se il bis fa gola... (ri.to.)
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