È la triestina Maria Concetta Trobitz la bimba vestita di rosso ritratta da Schiele

TRIESTE «Questa xe mama». Dario Abrami, un signore triestino ottantenne che vive a Postumia (Slovenia), non ha dubbi quando il 22 gennaio 2016, trovandosi a Trieste, vede sul Piccolo la riproduzione della copertina del libro “La bambina in rosso” di Antonio Della Rocca in un trafiletto che annuncia la presentazione al Caffé San Marco. La copertina riproduce una guache su carta (46 per 30,8 centimetri) di Egon Schiele dal titolo enigmatico di “Kleines Mädchen mit blondem Haar im roten Kleid” (Bambina bionda con l’abito rosso) del 1916.
A distanza di cent’anni si riesce a dare un nome a quella bambina sconosciuta. Si tratta di Maria Concetta Trobitz, nata a Trieste il 19 ottobre 1911, che vive con la numerosa famiglia (12 tra fratelli e sorelle, tra cui anche un Egon come Schiele) nella Casa Grablovitz Trobitz di via Cecilia de Rittmeyer 7. «Nelle mia famiglia si raccontava di questo giovane pittore austriaco (Schiele muore nel 1918 a 28 anni) che aveva ritratto mia madre nel giardino di piazza Libertà dove era passeggio con mia nonna (Ada Grablovitz Trobitz), racconta Dario Abrami. Solo che il nome tramandato è quello di un pittore di nome “Schiller”, confuso con il famoso poeta o filosofo. «Mia nonna riferiva anche il titolo dell’opera che le avrebbe comunicato in tedesco il pittore: “La biondina”», aggiunge Abrami che, subito dopo quella scoperta, su suggerimento di Della Rossa, è andato al Belvedere di Vienna dove il quadro della madre, che fa parte di una collezione privata (non si conosce l’identità del proprietario) era temporaneamente in mostra (nell’occasione è stato riprodotto su una cartolina).
Nel romanzo “La bambina in rosso. Egon Schiele visto dalle sue donne e dai contemporanei” (Gilgamesh Edizioni, 2015) Della Rocca sostiene la tesi che quell’unica bambina ritratta da Schiele fosse la nipote. «Per alcune ragioni “letterarie” originate dalle mie ricerche sulla vicenda personale di Egon e di sua sorella Gerti, avevo ritenuto che si trattasse dell’unico ritratto di Gertrude Peschka, nata nel giugno del 1913, figlia appunto di Gerti Schiele e di Anton Peschka, un pittore amico di suo fratello», racconta lo scrittore Della Rossa. In realtà la “bambina in rosso” non pare una fanciulla di tre anni. E così ora si può tranquillamente affermare che Schiele nelle sue innumerevoli visite a Trieste non ha dipinto solo bragozzi (come il “Triestiner Fischerboot “ andato all’asta a fine febbraio a Londra da Sotheby’s per 10 milioni e 700 mila sterline) o schizzi portuali, ma anche l’unica bambina del suo catalogo arte. «Da una fotografia della madre da bambina, apparve chiaro che l’identificazione era positiva: stesso ovale, stessa espressione, stessi capelli. Nessun dubbio, e l’età combaciava perfettamente - ammette Della Rocca - . Neanche a farlo apposta, pochi giorni dopo mi trovavo a Vienna e nel corso di una visita al Belvedere mi imbattevo nel quadro della bambina esposto in una mostra. Essendo in collezione privata, mi era stato possibile vederlo solo in internet o su pochi cataloghi specializza», prosegue lo scrittore.
Un’importante conferma è arrivata di recente dalla Egon Schiele Research Society (Esrs). «Che bella sorpresa - ha scritto a Dario Abrami il presidente della Esrs, Thomas Ambrózy -. Cent’anni fa Schiele dipingeva sua madre, regalandole eternità nella storia dell’arte -, e oggi lei ha fatto luce su questo prezioso disegno colorato - scri. Sono convinto che lei abbia totalmente ragione: la piccola ragazza vestita di rosso dev’essere sua madre», concludeva invitando Abrami al quinto simposio internazionale di ricerca su Egon Schiele a cura della Esrs organizzato al Museo dell’Albertina.
Abrami tornerà a breve a Vienna questo fine mese per un nuovo simposio. E forse per la definitiva attribuzione. La bambina in rosso di Schiele è la triestina Maria Concetta Trobitz. “La biondina”. —
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