E il Carroccio riporta in vita le “ronde” dei volontari
TRIESTE La Lega riporta in vita le ronde per la sicurezza. Dopo la creazione degli steward urbani nei quattro capoluoghi e l’aumento dei fondi per l’installazione di telecamere e sistemi antintrusione, il Carroccio deposita un testo di legge che torna ad ammettere il finanziamento per le attività dei cosiddetti volontari per la sicurezza.
La proposta è firmata dal consigliere Simone Polesello, il più giovane degli eletti di piazza Oberdan, che si prende la scena con uno dei temi cari alla Lega, che nel 2009 creò le ronde con la legge voluta da Federica Seganti. Polesello aveva proposto un emendamento alla legge omnibus in discussione, bocciato perché inconferente rispetto a una norma che parla di rilancio della competitività.
Il nuovo testo non fa altro che ripristinare quanto previsto allora e depotenziato dal centrosinistra nel 2017, quando la giunta Serracchiani mantenne in vita la misura ma ne svuotò i contenuti, ammettendo il finanziamento solo per i “nonni paletta”. Decisione assunta dopo la scelta del Comune di Trieste e dell’allora vicesindaco Pierpaolo Roberti di attingere ai fondi regionali per addestrare un’ottantina di volontari da inserire nell’apposito albo.
I soldi saranno previsti nel prossimo Piano per la sicurezza e dunque nel 2020, quando i Comuni potranno deliberare il coinvolgimento dei volontari da far andare in giro per città e piccoli comuni a segnalare situazioni sospette alla polizia municipale, cui il coordinamento delle squadre.
«Quello della sicurezza individuale e collettiva è un tema che tocca ogni persona. Tutto parte dal bene primario della vita e da una condizione di sicurezza, reale e percepita», dice Polesello. Rampollo di una dinastia di imprenditori pordenonesi, il consigliere parla per esperienza diretta: nel 2015 lo zio e la sua famiglia sono stati infatti rapinati nella propria villa da un commando di sei uomini armati.
Polesello si propone di restituire ai volontari, «preziosissima risorsa per le nostre comunità, ruolo e dignità di funzioni, dei quali sono stati privati» dalla giunta Serracchiani con la finanziaria del 2017. Per il leghista, «valorizzare tanta generosità fa bene perché è attraverso esempi di virtù disinteressata che le nuove generazioni possono crescere nella consapevolezza che il dare premia».
Retorica a parte, la legge punta a reintrodurre con piene prerogative i «Volontari per la sicurezza», con un impegno finanziario pubblico che la legge si limita a preannunciare ma non a quantificare ma che l’assessore regionale alla Sicurezza Roberti stima in «poche decine di migliaia di euro».
Potranno fruirne volontari, singoli o associati, provenienti magari da sodalizi di ex militari e appartenenti alle forze dell’ordine. Sempre a patto che i Comuni decidano di servirsene e c’è da dire che da questo punto di vista la legge Seganti non fu un successone.
Ecco dunque che dal 2020, una quota degli oltre 4 milioni del Programma sicurezza andranno a consentire l’addestramento di nuovi volontari, la stipula di un’assicurazione e l’acquisto di pettorine e cappellini con il logo della Regione.
«Ci sono Comuni che ce lo chiedono – dice Roberti – e dunque la necessità c’è tutta. Parliamo di una spesa ridicola che può dare enormi risultati. Volontari si sono autorganizzati fuori dalla legge regionale: noi preferiamo avere un maggiore coordinamento». Niente ritorno alle Guardie padane, assicura l’assessore: «All’albo ci si iscrive come singoli e non come gruppi organizzati». —
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