E gli eletti del Carroccio lanciano la crociata per legalizzare lo storico gioco della morra
TRIESTE La società si fa sempre più liquida e la Lega gioca la carta dell’ancoraggio alle tradizioni. E così i suoi 17 consiglieri firmano compatti una mozione che chiede alla giunta Fedriga ad attivarsi per ottenere la legalizzazione dello storico gioco della morra, ancora oggi inserito nell’elenco dei giochi vietati.
Il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza ne proibisce infatti dal 1926 la pratica nei luoghi pubblici a causa della sua «pericolosità sociale»: da una parte per le scommesse che andavano di pari passo all’incalzare delle chiamate dei numeri, dall’altra per le botte da orbi che ogni tanto volavano dopo qualche “taglio” di troppo.
Il testo appena depositato dal Carroccio è una mozione. Anzitutto degli affetti, verrebbe da dire. «Il gioco della morra – recita il preambolo – si presenta come un unicum nel suo genere, un mix tra agonismo e musicalità, un sodalizio in cui sono bandite le diversità sociali e nel quale si ritrova quella cultura contadina del Friuli che va via via inesorabilmente disperdendosi nella contemporaneità». Ecco allora profilarsi la necessità di rendere legale la morra, perché «favorisce la coesione tra le genti e l’aggregazione sociale in una società sempre più liquida».
Il gioco era diffuso in Friuli fin dai tempi dei romani. La presenza della morra è attestata d’altronde in quell’epoca un po’ in tutta Italia, tanto che pure Cicerone ne parla in un suo scritto e che successive attestazioni si rincorrono secolo dopo secolo per arrivare fino a noi. Le regole richiedono di indovinare la somma dei numeri mostrati simultaneamente e con velocità fulminea con le dita dai giocatori, che nel contempo gridano un numero da due a dieci. Chiaramente nel dialetto locale. O meglio nella lingua, trattandosi del friulano.
E i friulani non la prendono certo sotto gamba, se sul sito del Circolo della morra si legge che la morra è «il gioco più semplice che l’uomo ha inventato. E, insieme, il più complesso perché è in grado di impegnare fino allo spasimo la personalità. Nella morra l’elemento casuale può essere corretto da una serie di fattori quali il colpo d’occhio, la prontezza dei riflessi, il calcolo delle probabilità e una certa acutezza psicologica».
La richiesta di legalizzazione verrà discussa e votata nelle prossime riunioni del Consiglio regionale e sarà curioso capire se la questione otterrà un consenso trasversale o susciterà le polemiche delle opposizioni per la scarsa attualità della proposta o ancora se compatterà la Venezia Giulia contro il Friuli, visto che il gioco è diffuso in particolare dalla Destra Isonzo in poi. Di certo c’è che le autorità di polizia non vedono di cattivo occhio il superamento dell’illegalità, se il questore di Gorizia Lorenzo Pillinini ne ha auspicato nei mesi scorsi la cancellazione dalla tabella dei giochi proibiti, ricordando che un simile passo è stato già deciso dalla Provincia autonoma di Trento nel 2001. E tanto più che la morra è riconosciuta dal Coni come disciplina sportiva fra i Giochi e sport tradizionali.
Il primo firmatario della mozione è Leonardo Barberio, che alla morra nemmeno gioca: «Ci sono mille cose più urgenti, questo è chiaro, ma la proposta non ci ha certo tolto molto tempo. Forse una volta giocavano col coltello sotto il tavolo, ma alle serate organizzate dalle associazioni ho visto solo strette di mano e goliardia: che la morra sia ancora illegale per effetto di un regio decreto mi sembra qualcosa di anomalo. Un “taglio” di troppo lo puoi bere anche mentre giochi a briscola e lo stesso dicasi per le eventuali scommesse, fermo restando che non ho mai visto scambi di danaro». Barberio dice di aver «fatto giusto un paio di partite per capire come funziona. E poi sono stato ospite del Circolo friulano della morra. Due settimane fa ad esempio il torneo lo ha vinto Angelo Compagnon». Non uno qualsiasi, ma un deputato per due legislature sotto le insegne dell’Udc.
Il Circolo friulano della morra, 37 anni di storia alle spalle, ha sempre riunito personaggi di potere che soprattutto fra anni Ottanta e Novanta prendevano più di qualche scelta dietro il paravento del gioco. Ne facevano parte nomi altisonanti della politica, dell’economia, delle istituzioni e delle professioni, tanto che il Circolo era considerato un potente centro decisionale del Friuli che contava, ma che in nome della morra non esitava a sedersi al tavolo con persone d’estrazione più modesta per condividere un paio di giocate e qualche “taglio”. —
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