È battaglia nel nome della Rosa di Gorizia, Gentile: «Tutelare il nostro radicchio»

Il forzista affila le armi: «La variante dell’Isonzo e il Goriski radic più pubblicizzati». Chiesto alla giunta di cambiare rotta: «Non bastano poche serate promozionali»
Bumbaca Gorizia 14_02_2020 Gradisca Festival La Rosa dell'Isonzo © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 14_02_2020 Gradisca Festival La Rosa dell'Isonzo © Foto Pierluigi Bumbaca

TRIESTE. Una battaglia nel “nome della Rosa”. Ma Umberto Eco e Adso da Melk, in questo caso, non c’entrano nulla. A scatenarla Fabio Gentile, capogruppo forzista in Consiglio comunale. Che ha depositato, ieri mattina, un’interrogazione in cui, sostanzialmente, chiede che si avvii un piano di valorizzazione della Rosa di Gorizia più ambizioso di quello (striminzito) attuale.

Gentile parte da due considerazioni: il fatto che Gradisca (tutto lecito, per carità) promuova la fiera della Rosa dell’Isonzo, prodotto similare alla Rosa di Gorizia «in modo molto ben organizzato e pubblicizzato», mentre «i vicini di Nova Gorica - annota Gentile - stanno sfruttando l’immagine della Rosa di Gorizia denominandola “Radicchio goriziano-Goriski radic” e promuovendola come un loro prodotto tipico».

A contraltare, nella nostra città, la promozione della Rosa al momento è limitata. «Oltre a un produttore che utilizza il suo marchio personale per produzioni di tutto rispetto e oltre all’Associazione produttori della “Rosa di Gorizia”, che organizza di concerto con i ristoratori goriziani una serie di cene (una presso ogni singolo esercizio, che vanno quasi sempre tutte esaurite), il Comune di Gorizia - puntualizza Gentile - non organizza eventi che abbiano un maggior richiamo di persone ma che soprattutto sanciscano, definitivamente e inequivocabilmente, la tipicità del prodotto che non ha una Dop, non ha una Igt ma al momento solo una generica Pat».

Da qui, l’appello a fare di più. «Così si rischia - le sue parole - di perdere anche il riconoscimento (solo morale ben s’intenda) di capitale della varietà di radicchio che prende il nome dalla nostra città, anche a causa, ovviamente, della concorrenza e delle iniziative che vengono messe in atto altrove per prodotti assolutamente similari e che possono verosimilmente indurre in errore un consumatore poco informato».

Per questo, si chiede al Comune di «promuovere, con ben più lungimiranti e prestigiosi obiettivi, delle manifestazioni, magari anche con la co-organizzazione dei Comuni di Gradisca d’Isonzo e di Nova Gorica, al fine di rendere più profondo il legame di questa varietà di radicchio con la nostra città ma anche in quelle sue varianti (la “Rosa dell’Isonzo” per l’appunto) che si stanno lentamente ma efficacemente facendo largo sul panorama del gusto e della gastronomia».

Gentile incalza per sapere quali saranno le strategie che sindaco e giunta intendono adottare per promuovere e tutelare la “Rosa di Gorizia” e il territorio di produzione «ovviamente coinvolgendo e sostenendo in qualche modo anche l’associazione dei produttori che non sembra in grado di reggere il peso dell’agguerrita concorrenza, così come della promozione che altre produzioni differenti mettono in campo». Insomma, le poche serate dedicate ai clienti dei locali goriziani «che possono assaggiare la ridotta produzione della prelibata specie autoctona» non bastano più. 


 

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