È arrivata la farfalla-killer e si divora i nostri giardini

Il lepidottero, “una piralide del Bosso”, si è insinuato nelle aree verdi da Duino a Muggia, in pochi giorni si mangia tutte le foglie delle piante

Anche nei nostri orti è arrivato il nemico. Si tratta della “piralide del bosso”, che come fa intuire il nome predilige questa specie vegetale (tipicamente presente nei giardini all'italiana), ma si adatta in fretta. E in pochi giorni divora tutte le foglie della pianta, letteralmente scheletrizzandola.

L'insetto, un lepidottero ribattezzato bruco-killer, è di origine asiatica. Le sue larve hanno cominciato a moltiplicarsi, tre anni fa, nel Pordenonese, ma in un biennio si sono diffuse fino a Gorizia e Monfalcone. E da qualche tempo, come rileva l'Ersa, si sono riprodotte anche qui da noi, approdando a Muggia, con una copertura se non totale, sicuramente certa, del territorio. Le segnalazioni dei privati alle prese con una siepe che nel giro di qualche giorno appare completamente defogliata, sono svariate.

Gli effetti dell'attacco della piralide su una siepe
Gli effetti dell'attacco della piralide su una siepe

Sopralluoghi dei tecnici, in città, sono avvenuti lungo Strada del Friuli e nella parte bassa di Scala Santa, verso Roiano, oltre a Servola e Barcola. È in programma anche un'ispezione ai bossi del castello di Miramare. L'Agenzia regionale per lo sviluppo rurale ha provveduto inoltre a recapitare alle amministrazioni un pieghevole con tutte le indicazioni per combattere il vorace bruco; il cui attecchimento è ben visibile al cimitero di Muggia o in via Mameli, dove le siepi di bosso sono state quasi “fulminate”.

«A rischio soprattutto le ville antiche o i parchi con giardini all'italiana – sottolinea Carlo Frausin, direttore del Servizio fitosanitario e chimico dell'Ersa -, in cui il bosso, considerato una specie rustica e facilmente gestibile dall'uomo, viene impiegato per la costruzione delle geometrie verdi».

L'inverno mite ha purtroppo favorito la piralide: la sua presenza è ravvisabile «inizialmente attraverso ingiallimenti localizzati a spot nelle chiome e poi con le anomale defogliazioni, anche di particolare gravità». La si può contrastare, ma servono attenzione costante e interventi mirati, perché la specie produce ben 3-4 generazioni nella stagione estiva.

«È importante – spiega l'esperto – correre ai ripari non appena si notano le larve, da debellare con un trattamento a base di comuni insetticidi per contatto, i cosiddetti piretroidi, oppure, se si vuol procedere nel rispetto dell'equilibrio ecologico, attraverso il bacillus thuringiensis, un batterio sporigeno che libera tossine, ma è innocuo per uomo e mammiferi, presente in diversi formulari commerciali».

«La zona di Trieste è stata l'ultima, in ordine temporale, a essere colpita (quest'anno, ndr) – prosegue Frausin – e suggerirei di prestare attenzione a Miramare, già afflitta da altri problemi. La piralide, che ha colonizzato le siepi delle zone archeologiche di Aquileia e le ville storiche del pordenonese, è una specie esotica di origine orientale: l'agenzia compie frequenti controlli nei porti e aeroporti su merci a rischio e come sia entrata nel Paese è difficile dire. In Europa il primo rilevamento è avvenuto in Germania, quindi in Svizzera e poi, a casa nostra, a Como». Quando in un ambiente si presenta una nuova specie, normalmente questa dilaga indisturbata poiché non viene “decodificata” come alimento da altri insetti o uccelli. «Con l'andar del tempo i predatori – conclude il direttore – inizieranno a riconoscere questo lepidottero come cibo e il fenomeno potrebbe, auspicabilmente, ridimensionarsi».

La conferma arriva anche da Nicola Bressi, direttore del Museo di storia naturale «Il nostro entomologo Andrea Colla è tambureggiato dalle richieste di aiuto per sgominare la Piralide del Bosso, una piccola e anonima (nel colore) farfallina di origine asiatica che, importata in Europa è giunta quest'anno a Trieste e sta defogliando tutte le piante di bosso che trova. Da Duino a Muggia sono pochissime le siepi che si stanno salvando e pure il nostro Civico Orto Botanico è stato invaso e seriamente colpito.

Ma sono decine i cittadini che ci chiamano dai giardini privati. Anche perché il vedere intere piante ridotte in pochi giorni in "scheletri avvolti in un sudario di tela" impressiona molto.

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