È ancora a piede libero il Pablo Escobar albanese Protestano Europa e Usa

Sul boss della droga un mandato internazionale emesso da Atene Lotta alla criminalità, su Tirana le accuse della comunità internazionale

ZAGABRIA «I pesci grossi sono ancora in giro e alcuni criminali di alto livello godono ancora dell’immunità». L’ambasciatore britannico a Tirana, Duncan Norman, ha commentato così il bilancio della lotta alla criminalità messa in atto dal governo albanese. Il suo collega americano, Donald Lu, si è spinto ancora più in là affermando «voglio sottolineare un fallimento del governo, dei procuratori e della polizia: il mancato arresto di Klement Balili», l’imprenditore albanese noto nella regione con il soprannome di “Pablo Escobar dei Balcani”.

È dunque con questi toni di scetticismo - se non di aperta diffidenza - che è stata accolta dalla comunità internazionale la presentazione da parte del ministro dell’Interno Fatmir Xhafaj che ha illustrato i risultati dell’operazione “Potere della Legge”, l’azione che Tirana ha lanciato alla fine dello scorso anno per ridurre il potere di mafia e crimine organizzato nel paese.

Cinque anni dopo la sua prima elezione, il primo ministro Edi Rama non convince i dignitari europei, che chiedono all’Albania - come condizione per dare il via ai negoziati di adesione con l’Ue - un impegno maggiore nel far rispettare lo stato di diritto. L’ambasciatore americano ha citato il caso di Balili, «un potente leader del crimine organizzato con connessioni politiche», ha detto il diplomatico. «Per due anni, il governo, la polizia e i procuratori non sono stati in grado o non hanno voluto arrestarlo», ha accusato Donald Lu.

Nel 2016, in effetti, la Grecia ha consegnato a Tirana un fascicolo di oltre mille pagine sull’imprenditore albanese, accusandolo di essere alla guida di un ampio cartello della droga ed emettendo un mandato di arresto internazionale. Due anni prima, il governo Rama aveva nominato Balili direttore dei trasporti della regione di Saranda, al confine con la Grecia, malgrado il fatto che Balili fosse già stato arrestato nel 2006 per traffico internazionale di droga.

Anche il ministro dell’Interno (2013-2017) nonché delfino di Edi Rama è stato menzionato in un’indagine della Guardia di Finanza ed è ora sotto inchiesta in Albania per traffico internazionale di stupefacenti, abuso di potere e corruzione. Lo scandalo è scoppiato a fine 2017, quando le forze dell’ordine italiane hanno smantellato una banda accusata di aver importato armi e tonnellate di cannabis in Albania.

Tra gli arrestati c’era anche Moisi Habilaj, cugino del ministro Tahiri. E nelle conversazioni registrate dalle Fiamme gialle, Habilaj faceva proprio il nome del politico come persona da ripagare per l’aiuto fornito.

Ci sono poi i dati della Guardia di Finanza sulla produzione e il traffico di droga. «Abbiamo sequestrato 860 chilogrammi di marijuana e hashish nel 2015, 13,9 tonnellate nel 2016, 34,9 tonnellate nel 2017 e quasi 10 tonnellate nei primi quattro mesi del 2018», ha spiegato Nicola Altiero, generale di brigata della GdF a Bari. —


 

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