È allarme scabbia all’Itis: colpiti 23 ospiti. Scatta la quarantena per fermare i contagi

I vertici di via Pascoli: «Già attivati i protocolli, situazione sotto controllo». In corso la sanificazione degli ambienti e le terapie
Lasorte Trieste 21/09/13 - Via Pascoli, ITIS
Lasorte Trieste 21/09/13 - Via Pascoli, ITIS

TRIESTE Scatta l’allarme scabbia in tre residenze dell’Itis dopo il contagio di 23 ospiti. A confermare la notizia sono il presidente Aldo Pahor e il direttore generale Fabio Bonetta, che in ogni caso garantiscono l’immediata attivazione delle procedure per evitare l’aumento del contagio. «I nostri operatori – precisano in effetti gli stessi Pahor e Bonetta in una nota congiunta – hanno attivato tutte le procedure di emergenza previste, oltre ai protocolli indicati dal Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, al fine di garantire la tutela delle persone fragili che assistiamo». Al momento non c’è nessun allarme in città: quella della scabbia è una patologia che si può verificare con una certa ciclicità.

Proprio il primo dicembre dello scorso anno era scattato un allarme analogo, sempre all’Itis e in altre quattro strutture cittadine. A rimanere contagiato quella volta era stato un operatore, mentre un paziente, che sembrava affetto dalla patologia, alla fine era risultato negativo alle analisi. In caso di contagio esistono dei farmaci sotto forma di unguento che si spalmano sul corpo, e altri che si possono prendere per via orale.

L’incubazione è in media di quattro, sei settimane prima che la patologia diventi sintomatica ed è per questo che il contagio di un mese fa potrebbe aver giocato un ruolo importante nel focolaio esploso in questi giorni.

Secondo i vertici Itis, oltre ai 450 residenti, vanno tenuti in considerazione anche 500 lavoratori e ulteriori 500 persone che quotidianamente entrano a trovare i parenti.

«Situazioni di questo genere – proseguono Pahor e Bonetta – si possono talvolta verificare e non è da escludere, come peraltro già avvenuto in passato, che la parassitosi sia venuta dall’esterno».

La sede di via Pascoli è inoltre aperta al pubblico, esiste comunque un servizio di sorveglianza, ma il nuovo corso degli ultimi anni è stato proprio quello di aprire le porte alla cittadinanza.

Nel 2017 vi era stato anche uno scambio di accuse con l’AsuiTs perché un ospite dell’Itis aveva contratto la patologia, secondo i vertici di via Pascoli, a seguito di un ricovero in ospedale.

Nel 2018 il contagio era invece avvenuto proprio a Cattinara e aveva coinvolto quattro pazienti, e sempre lo stesso anno si erano registrati anche cinque casi in alcune scuole cittadine. Non sempre basta l’igiene a evitare possibili focolai che possono insorgere in qualsiasi ambiente, in particolare in inverno, quando negli spazi chiusi vi sono tante persone.

«La situazione è complessivamente sotto controllo – specificano ancora i vertici di Itis – grazie soprattutto alla capacità, alla preparazione e alla sensibilità di tutti i nostri operatori e alla fattiva collaborazione con le istituzioni sanitarie cittadine».

Per la scabbia non esistono vaccini e si trasmette con il contatto diretto pelle-pelle, sia umano che animale, o attraverso biancheria o cose dove siano presenti gli acari “Sarcoptes scabiei”, i parassiti che la causano, che hanno però una vita breve, al massimo di due giorni, senza contatti con esseri viventi. Per questo è molto difficile che il contagio avvenga attraverso oggetti.

Dal 1975 ad oggi c’è stata una sensibile diminuzione dei casi di scabbia in città. I 290 casi di allora sono diventati ad esempio 30 nel 2011, ma il numero risulta più o meno costante dal 2000, con un minimo di tre casi nel 2009 e di 13 nel 2001. Nel 2016 i casi sono stati 19, in linea con quelli del 2017.

Per i pazienti colpiti all’Itis non è previsto il trasferimento in ospedale: è richiesto dal protocollo che vengano posti in isolamento e trattati con le specifiche creme. La struttura sta inoltre procedendo alla pulizia e alla sanificazione degli ambienti. In caso di contagio bisogna procedere al lavaggio di vestiti, pigiami, lenzuola e federe in lavatrice a temperatura superiore a 60 gradi.

E bisogna contemporaneamente procedere alla disinfezione con il cloro più volte al giorno sia delle camere che delle maniglie e degli interruttori della luce. —


 

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