E a sorpresa sul Carso triestino si consuma lo strappo tra alleati

Veto della coordinatrice berlusconiana Savino sul prescelto del Carroccio a San Dorligo, Massi. I padani rispondono prendendo la via della corsa solitaria anche a Monrupino e Sgonico 

TRIESTE «Ognuno va col suo candidato e con il suo simbolo». La deputata e coordinatrice provinciale di Forza Italia Sandra Savino sintetizza così i rapporti fra il suo partito e la Lega in vista delle prossime amministrative nei Comuni di San Dorligo della Valle, Monrupino e Sgonico. Tre località in cui il centrodestra storicamente non va forte, ma in cui, nel dubbio, forzisti e leghisti han deciso di correre divisi alle prossime elezioni: pomo della discordia è Roberto Massi, ex forzista passato alla Lega e candidato del Carroccio.

La frattura si è consumata durante un incontro a livello di segreterie fra la forzista Savino e il leghista Pierpaolo Roberti. Fi non ha voluto in alcun modo accettare la figura di Massi, ex missino poi passato in Alleanza Nazionale e nelle varie incarnazioni del centrodestra, fino a passare l’anno scorso dalle fila di Forza Italia al Carroccio. Una figura che, come gli ex forzisti passati alla Lega in Consiglio comunale, Savino non è intenzionata ad accettare: «Massi è un fuoriuscito, inoltre il suo atteggiamento verso gli ex colleghi di partito esula dai termini della politica. Non siamo quindi disposti a sostenerlo».

In seguito a questo diktat, fanno sapere fonti interne al Carroccio, la Lega ha deciso di correre indipendentemente non solo a San Dorligo, ma anche negli altri due Comuni. «Se loro non vogliono i nostri candidati, allora noi non vogliamo i loro», commenta un leghista.

Fatto sta che si pongono ora problemi di carattere organizzativo, non ultimo la raccolta di firme, per la quale gli iscritti forzisti sembra stiano facendo il diavolo a quattro. «Parteciperemo in tutti e tre i Comuni», dice Savino. Altri forzisti, però, affermano che a Monrupino la lista non ci sarà, vista anche la storica mancanza di radicamento del partito in zona.

Deve preoccuparsi meno la compagine leghista, che può godere del vento in poppa e che, secondo qualche addetto ai lavori, avrebbe potuto anche giocarsi la difficile partita di San Dorligo. La rottura con il vecchio alleato, però, potrebbe rompere le uova nel paniere. È questo il timore di diversi forzisti, che il centrosinistra vinca con un margine ristretto e che Fi si ritrovi col cerino in mano. C’è qualcuno a cui la notizia non è andata molto giù, ovvero il consigliere comunale ed ex regionale di Forza Italia Bruno Marini. Marini è da sempre una delle voci più critiche verso i leghisti tra i berlusconiani. Eppure questa volta va controcorrente: «Non conosco nello specifico le problematiche di San Dorligo e degli altri Comuni minori. Ma in termini di politica generale mi sembra che l’alleanza fra Forza Italia e Lega sia ben sperimentata in tutta Italia e governi in Regione, Comune e nella vicina Duino Aurisina. Romperla in assenza di motivazioni molto rilevanti è una mossa che mi preoccupa, anche per i possibili riflessi sulla compattezza del nostro elettorato».

Si tratta soltanto dell’ultimo capitolo di una condita serie di screzi che ha diviso la formazione berlusconiana dagli alleati salviniani.

L’ultimo è l’elezione del prossimo presidente del Consiglio di Trieste, sul cui scranno pesa una rete di veti incrociati, in primis quello a cui fa riferimento Savino parlando di San Dorligo: il Carroccio pensa in forza dei numeri di avere diritto alla presidenza, al contempo gli unici consiglieri abbastanza esperti da poter esser candidati sono Everest Bertoli ed Eleonora Declich, due fuoriusciti forzisti. Ed è questo l’unico punto su cui gli azzurri non sono disposti a transigere. Il travaso di forze verso il fu partito del Sole Padano è stato rilevante in termini di consiglieri comunali e circoscrizionali, ed è un’operazione che i forzisti non sono disposti a condonare a un alleato. Al punto da rinunciare a una coalizione elettorale. —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo