Durnwalder: pedaggi sulle strade alpine

Il presidente della Provincia di Bolzano lancia un ultimatum ai Comuni: ditemi dove possiamo far pagare per ridurre le auto

TRIESTE. Questa volta Luis Durnwalder, presidente della Provincia autonoma di Bolzano, vuol fare sul serio. Da anni batte il chiodo delle strade alpine a pedaggio. Vorrebbe imporlo almeno su quelle più trafficate, soprattutto nei mesi estivi, per disincentivare l’uso delle auto private, ma finora l’operazione gli è riuscita soltanto sulla strada del Rombo, il passo che porta in Austria, perché sul versante tirolese il pedaggio c’era già: a “Durni” è bastato estenderlo anche al versante italiano (ma solo per le auto che attraversano il confine), stabilendo una convenzione con gli austriaci per la riscossione del balzello.

Su tutte le altre principali arterie non è ancora riuscito nel suo intento, per l’opposizione delle Province (e delle Regioni) confinanti. Non vi è riuscito nemmeno sulla strada dello Stelvio, nonostante la relativa delibera approvata dalla giunta di Bolzano già nel luglio 2009, che prevedeva l’introduzione del pedaggio a partire dal 2010. L’idea non ha incontrato il favore sull’altro versante del passo, a Bormio e in Alta Valtellina e nemmeno a livello regionale, e così è rimasta congelata. Altrimenti sarebbe stato necessario istituire un casello per il pagamento del pedaggio proprio sul passo.

Ma ora Durnwalder intende fare sul serio. Se non sulle strade interprovinciali, almeno su quelle che ricadono interamente nel territorio altoatesino. Lo ha fatto lanciando un ultimatum ai Comuni, da cui attende proposte su quali strade intervenire e come. Non ne fa una questione di pedaggio o di chiusura temporanea al traffico, come propongono le associazioni alpinistiche trentine e sudtirolesi. Siano le amministrazioni comunali a decidere, ma lo facciano entro l’anno. Altrimenti – fa sapere Durnwalder – sarà la Provincia a occuparsi direttamente della questione. Non si può andare avanti con tanti sindaci che non riescono a mettersi d’accordo tra loro.

Durnwalder pensa probabilmente alla strada che sale al passo tra la val Gardena e la val Badia, dove ormai in alcuni giorni si viaggia incolonnati. Ma anche per le strade interprovinciali, Bolzano può trattare con Belluno e Trento soltanto se può presentare una proposta unica, condivisa dalle amministrazioni comunali interessate.

Il pedaggio non dovrebbe servire a far cassa (ma quello in vigore al passo del Rombo frutta alla Provincia di Bolzano 400mila euro all’anno) ma a tutelare l’ambiente dall’inquinamento delle auto. Le associazioni alpinistiche della regione, tuttavia, non sono d’accordo. Già due anni fa la Sat Società alpinisti tridentini (26.500 soci), assieme al Cai Alto Adige (15.000) e all’Alpenverein Südtirol (54.000) avevano proposto la chiusura dei passi dolomitici a fasce orarie: chiusura da metà mattina a metà pomeriggio e apertura prima e dopo.

Proposta su cui si erano trovati d’accordo anche Reinhold Messner e il presidente della Provincia trentina Lorenzo Dellai, che non condivide la soluzione pedaggi voluta dal collega altoatesino. Ieri il presidente della Sat Piergiorgio Motter ha annunciato un’azione nei confronti del Cai nazionale, a sostegno della chiusura a orario, sulla quale saranno coinvolti anche i gruppi regionali del club, in particolar modo del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e della Lombardia. Un test di cosa significhi la chiusura di una strada lo si vedrà a fine mese, in occasione della “Sellaronda bike”, al passo Gardena.

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