Duino: Burgo taglia del 15% la paga agli operai
DUINO La Burgo scopre le carte del processo di riconversione dello stabilimento di San Giovanni di Duino. Ieri nella sede della Confindustria di Vicenza (il quartier generale della Burgo ha sede ad Altavilla Vicentina) dove si svolge la trattativa, l’azienda ha messo sul tavolo le condizioni per ritirare la procedura di messa in mobilità di 153 dipendenti, in realtà ridottisi a 150 dopo che 3 hanno dato le dimissioni, annunciata il mese scorso. Il contratto di solidarietà che costituirebbe l’alternativa, secondo quanto riferito da Maurizio Goat rsu della Cgil, in base alle stime fatte sullo schema proposto dovrebbe tagliare del 35% l’orario di lavoro e del 15% la parte generale dello stipendio. A ciò andrà però aggiunto il dimezzamento (il taglio proposto è infatti esattamente del 50%) del contratto integrativo aziendale. «Misure pesanti e che andrebbero a incidere in modo sostanziale sulle buste paga - ha commentato Goat - ma di fronte all’eventualità che 150 persone vengano messe sulla strada, si tratta certamente di un male notevolmente minore. Vedremo comunque come si svilupperà ora il confronto tra le singole sigle sindacali e con i lavoratori perché è essenziale mantenere l’unità».
L’assemblea all’interno dello stabilimento è prevista per martedì 15: in quella sede si capirà se i lavoratori si accontenteranno, rendendosi conto dello scampato pericolo, o se propenderanno per una linea più dura tentando di salvaguardare la consistenza dei propri redditi. Per giovedì 17 invece, nuovamente a Vicenza, è già fissato il nuovo confronto con i vertici aziendali: se i rappresentanti sindacali si presenteranno con il mandato a firmare da parte dei dipendenti, l’accordo verrà chiuso forse anche con qualche giorno di anticipo rispetto al previsto. Altrimenti questo appuntamento potrebbe sancire la rottura della trattativa. Non sembrano comunque esserci molte vie d’uscita anche perché dei 370 dipendenti che oggi lo stabilimento di San Giovanni di Duino conta nel suo complesso (le donne non sono più di tre o quattro), nessuno a quanto riferiscono le fonti sindacali, è prossimo alla pensione. La fabbrica anche negli anni più recenti ha costituito un buon serbatoio occupazionale soprattutto per la manodopera di un’area che comprende Duino Aurisina, Monfalcone, Ronchi, Staranzano, Doberdò del lago.
Il progetto di riconversione prevede uno stanziamento di 30 milioni: la linea 2 che oggi produce il “patinatino” dovrebbe passare al “cartoncino” con una trasformazione dalla produzione di carti grafiche a quella di cartoncino per gli imballaggi. I contratti di solidarietà serviranno anche per la formazione dei dipendenti al nuovo tipo di lavorazioni. La riconversione, con gli annessi contratti di solidarietà, dovrebbe protrarsi per due anni e resta il timore che alla fine del percorso una quarantina di addetti vengano “accompagnati” fuori dall’attività lavorativa con un riassetto finale dell’organico aziendale fissato a 320-330 dipendenti. Le intenzioni dell’azienda di andare con l’accetta sul contratto integrativo si erano palesate già nel confronto di mercoledì protrattosi per nove ore. I sindacati avevano risposto all'affondo in modo articolato: alcune parti del contratto di secondo livello, per esempio quelle collegate alle giornate di presenza, saranno inevitabilmente oggetto di modifica, mentre altre voci - avevano sostenuto - dovranno essere vagliate alla luce delle risposte che l'azienda sarà in grado di fornire in ordine a occupazione e riconversione. Anche perchè era apparso fin da subito che un contratto solidale, a fronte di un 40% di licenziandi da recuperare, rischia di trasformarsi in un sanguinoso salasso. Frattanto l’azienda ha avviato un'analisi di mercato per individuare con maggiore precisione la “nicchia” su cui concentrare l'investimento. Sarà “cartoncino” scuro o chiaro? Servirà per il packaging farmaceutico? Interrogativi che dovranno avere una rispetto entro marzo 2016, con la presentazione del nuovo Piano industriale anche perchè l'operazione dovrà risultare chiara alla Regione Fvg, che si è impegnata a supportare la riconversione per difendere i posti di lavoro.
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