Duino Aurisina, arriva l’acaro killer: allarme degli esperti per le api
DUINO AURISINA. Il pericolo si chiama varroa. Un acaro in grado di svilupparsi nelle cellette in cui crescono le api e di indebolirle al punto da ridurne sensibilmente la capacità di riprodursi. È arrivato anche sul Carso, o meglio sull'intero territorio provinciale, il rischio di spopolamento delle api, la cui funzione di equilibratore del sistema naturale è nota da sempre.
Tutti sanno che le api producono il miele e la cera. Meno noto, invece, è il fatto che, attraverso l'impollinazione cosiddetta incrociata, concorrono alla formazione dei semi e dei frutti delle piante. Non a caso, le api sono definite “le ali dell'agricoltura” e ci sono molti studi che dimostrano il decisivo ruolo delle api e di tutti gli insetti pronubi (vappunto che portano il polline)nella crescita delle piante coltivate dall'uomo.
In Italia si calcola che annualmente l'apporto economico di tale attività al comparto agricolo sia di circa 1,6 miliardi di euro, con un contributo da parte di ogni singolo alveare di circa 1.240 euro. Si capisce quindi perchè anche nella nostra provincia il problema dello spopolamento sia molto sentito; sono un'ottantina gli apicoltori locali che rischiano di vedere compromesse le loro produzioni di miele se non si arriverà in tempo a una soluzione.
Al tema è stato dedicato un convegno organizzato dal Consorzio apicoltori. È stato l'esperto Fausto Settimi a spiegare la situazione: «Il calo delle api - ha detto - è dovuto a due fattori. Il primo riguarda la semina, perché i semi sono trattati con i neonicotinoidi (una classe di insetticidi) assorbiti dalla turbina delle macchine utilizzate in agricoltura».
«Si crea così una polvere che è poi trasportata dal vento sulle pozze d'acqua e sulle foglie, dove le api sono solite abbeverarsi. Il secondo fattore, a mio avviso quello determinante - ha aggiunto - è dovuto alla varroa, un acaro importato che si notò per la prima volta nell'82 a Gorizia, capace di scatenare un virus che indebolisce le api».
«La varroa cresce nella celletta dell'ape e dopo 70 ore dalla chiusura della celletta deposita un uovo che è maschio, dopo altre 40 ore altre tre uova da cui nasceranno altrettante femmine, che il maschio inseminerà, dando origine alla moltiplicazione di questi acari. Le api che nascono a contatto con la varroa - ha ci concluso - sono deformi, più piccole e senza ali. Da ciò lo spopolamento».
Ales Pernarcic, presidente del Consorzio, ha ricordato che «da tempo stiamo distribuendo agli apicoltori del nostro territorio i medicinali per ovviare a questo problema. Auspichiamo che tutti i nostri colleghi dedichino attenzione al tema, perché siamo in grado di fronteggiare la situazione, ma a patto che tutti si impegnino». Pernarcic ha anche sottolineato che «da molti Paesi del mondo si stanno sollecitando le istituzioni internazionali affinché sia istituita la giornata mondiale delle api».
«Gli scienziati - è il parere di Elvio Toselli, biologo collaboratore del Dipartimento di Scienze dell'Università - concordano nel registrare il declino delle api e degli altri impollinatori selvatici in Europa. Si parla di declino severo, visto che più del 40% per cento per cento degli impollinatori invertebrati, tra cui api e farfalle, è a rischio estinzione».
«L'impollinazione animale gioca un ruolo vitale nel regolare i servizi ecosistemici offerti dalla natura. Globalmente - ha osservato Toselli - circa l'87,5% delle specie di piante con fiori dipendono totalmente o in parte dal trasferimento del polline da parte degli animali. In Europa il 9% di api e farfalle è minacciato di estinzione, le popolazioni di api stanno declinando del 37% e quelle delle farfalle del 31. Le api inoltre - ha concluso Toselli - soffrono di alcuni parassiti, per prima la varroa, che si può battere prestando molta attenzione all'igiene e al controllo delle malattie».
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