Duemila fedeli in preghiera a Trieste per la festa di fine Ramadan. La visita del rabbino: «Unità tra religioni»

La comunità islamica conta 8 mila persone da 50 paesi. In preghiera al campo sportivo un’ottantina di donne

Francesca Schillaci
I fedeli riuniti nel campo del San Luigi a Trieste per celebrare la fine del Ramadan (Lasorte)
I fedeli riuniti nel campo del San Luigi a Trieste per celebrare la fine del Ramadan (Lasorte)

TRIESTE Un flusso continuo di persone, giovani dai 20 ai 30 anni, famiglie vestite a festa, donne e bambini con abiti brillanti e pieni di colore. Abbracci, scatti fotografici in gruppo e fretta di prendere posto in attesa dell’inizio della preghiera, mentre in sottofondo il canto “quran” del Corano diffondeva dai megafoni «la buona parola per questo giorno di festa».

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Un turno di preghiera ad Aris Foto Bonaventura

In questa atmosfera sono terminati i 30 giorni di Ramadan per la comunità islamica triestina che, come ogni anno, si è riunita mercoledì mattina per onorare il periodo di digiuno e preghiera nel campo sportivo di San Luigi, seguendo le tradizionali procedure previste per la grande festa “Eid al-Fitr”, quella «dove tutti i musulmani di tutte le etnie si riuniscono».

È così che il presidente della comunità islamica Akram Omar ha definito la cerimonia finale, sottolineando che il Ramadan «non sono soltanto 30 giorni di preghiere e digiuno per innalzare la nostra spiritualità attraverso la purificazione, ma è anche un momento in cui ci si dedica al prossimo con opere di bene. Abbiamo offerto 7.500 pasti a persone disagiate e abbiamo aiutato economicamente centinaia di persone di qualunque provenienza».

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La comunità islamica di Trieste conta ad oggi circa 8 mila persone provenienti da 50 paesi diversi per un insieme di 30 etnie. «La sede di via Maiolica l’abbiamo dovuta ampliare già due volte in sette anni – spiega Omar – perché la nostra comunità è in crescita esponenziale. Siamo un mosaico di realtà e i due aspetti che accomunano tutte le etnie della nostra comunità qui a Trieste sono la religione islamica e la lingua italiana».

Pakistan, Afganistan, Bangladesh, Palestina, Bosnia Erzegovina, Marocco: erano solo alcune delle molte geografie presenti ieri a San Luigi, dove oltre 2 mila persone erano pronte a invocare insieme la stessa preghiera in segno di ringraziamento.

Alla cerimonia erano presenti anche il presidente del Consiglio comunale Francesco di Paola Panteca e il rabbino capo della comunità ebraica Alexander Meloni, che ha ribadito l’importanza di «essere uniti nella comunicazione tra religioni e culture».

Il rabbino Meloni e capo comunità islamica Akram Omar alla festa di fine Ramadan (Lasorte)
Il rabbino Meloni e capo comunità islamica Akram Omar alla festa di fine Ramadan (Lasorte)

Nel campo sportivo appariva evidente una netta maggioranza maschile, rispetto alle sole 80 donne presenti alla festa, posizionate in fondo dietro agli uomini durante la preghiera. Al termine dell’orazione, un grande banchetto a base di dolci tipici delle diverse culture, era allestito per gli uomini e le donne «come prevede la nostra cultura – spiega Omar – ma non c’è nessun tipo di discriminazione, al contrario le donne sono le benvenute».

Anche la giovane vicepresidente dell’associazione culturale islamica Nurah Omar, nata in Italia da madre italiana cattolica e padre palestinese musulmano, ha ricordato come la partecipazione femminile alla preghiera e alle attività svolte nel centro sia in grande crescita. «Molte famiglie – spiega – durante la festa tornano nei propri paesi per festeggiare, altre invece lavorano e non possono esserci. All’interno della nostra associazione e del centro accogliamo chiunque, praticante oppure no, e appartenente a qualunque cultura. Ci sono molte volontarie italiane che insegnano italiano e altre mussulmane che guidano attività culturali aperte a tutti quelli che desiderano conoscere la nostra cultura e condividere la propria». —

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