Due “supercapitani” dai banchi del Nautico alle maxi navi bianche
Dai banchi di scuola del Nautico a ruoli di vertice e responsabilità nel mondo delle navi da crociera. È il percorso che ha per protagonisti due giovani comandanti triestini: Dino Sagani e Roberto Surez, rispettivamente l’uno in plancia di comando delle navi della Princess Cruises e l’altro responsabile della gestione sicurezza della flotta da terra per Costa Crociere. Due storie diverse unite dall'incipit comune nella stessa classe dell'Istituto tecnico Tomaso di Savoia Duca di Genova, di cui si celebrano i 260 anni dalla fondazione. Sagani e Surez sabato alle 17 saranno relatori alla conferenza allestita nell'auditorium del museo Revoltella su “Le moderne navi da crociera: etica, responsabilità e carriera”, evento organizzato in collaborazione con il Collego dei capitani di Trieste.
«La palestra del Nautico è stata fondamentale per lo sviluppo della mia carriera: una preparazione di base orientata soprattutto nelle materie tecniche e professionali» - spiega Dino Sagani, 44 anni appena compiuti, il più giovane comandante italiano a guidare una nave battente bandiera inglese del gruppo P&O -. «Le qualità fondamentali sono ambizione e voglia di viaggiare e conoscere il mondo. Preparare le valigie e partire verso l'ignoto è affascinante ma non così semplice: bisogna essere pronti a fare dei sacrifici e a stare lontani dalla famiglia e dagli affetti. Ci vuole insomma una grande determinazione».
Figlio e nipote d'arte della tradizione dei “capitani” lussiniani, Sagani dallo scorso anno è al comando della Royal Princess, la più grande nave passeggeri mai costruita in Italia, 330 metri di lunghezza e 141 mila tonnellate di stazza, costruita nei cantieri di Monfalcone. «Il sistema di navigazione si è notevolmente evoluto negli ultimi anni» - racconta Sagani -. «Il comandante di una nave da crociera incarna il leader di un team: preparato dal punto di vista professionale, ma anche abile nei rapporti interpersonali. Un mix tra psicologia e responsabilità. Il modello è quello che arriva dall'aeronautica: e in effetti il sofisticato sistema di guida di una nave oggi è sempre più simile a quello che regola gli aerei».
Dalla navigazione in mare alle operazioni di controllo da terra il passo è breve. «L'aspetto della sicurezza viene potenziato continuamente e le navi da crociera sono la punta di diamante in questo senso» - precisa Roberto Surez, che si occupa della gestione della flotta nel ruolo di Fleet operation center and nautical director di Costa Crociere a Genova -. «Il nostro è un ausilio, un vero e proprio supporto che viene dato alle navi affinché la navigazione proceda in sicurezza all'interno dei canoni stabiliti dalla compagnia. Un sistema di controllo che è stato sviluppato in modo specifico dopo l'incidente della Concordia, e che ora sarà esteso a tutte le compagnie del Gruppo Carnival, e inserito all'interno di un progetto a respiro europeo».
Per Surez, dopo il diploma al Nautico, l'esperienza con la Marina militare e la missione in Albania prima dell'approdo in Princess Cruises insieme a Sagani, seguito da quello definitivo, nel 2001, con Costa Crociere. «Ad aiutarmi nella mia carriera è stata la forza d'animo: a bordo devi fare i conti con momenti più brutti che belli e poi anche se sei insieme a tanta gente, in fondo sei sempre solo con te stesso. A fare la differenza allora sono la passione e le motivazioni: non bisogna fermarsi mai e nemmeno accontentarsi ma andare diritti per la propria strada». Anche dopo una carriera così fulminante c'è ancora spazio per i sogni: «Attraccare con una delle nostre navi nel Porto di Trieste, in verità ancora troppo piccolo per ospitarle» secondo Sagani. Mentre per Surez: «Riuscire a portare al servizio della città tutto il bagaglio di esperienza e conoscenze accumulato». Un assist colto al volo da Bruno Zvech, vicepreside del Nautico: «In questo momento si stanno delineando delle grandi opportunità per la città sul fronte crocieristico» - sottolinea Zvech -. «E Trieste deve attivarsi e fare sistema per non perdere questa occasione: bisogna ritrovare realmente la vocazione del mare, che non può rimanere un mero fatto estetico ma deve tradursi in un ritorno economico concreto. In questo senso si inserisce la “mission” del Nautico: fornire ai giovani le competenze ma anche la mentalità per forgiare figure professionali che possano seguire l'esempio e la carriera dei due comandanti triestini».
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