Due squarci e l’Ursus rischia di affondare: Di Finizio scende a terra dopo 296 giorni

Una falla è stata tappata, l’altra dev’essere individuata sul fondo. L’Authority: «Serve un restauro completo in bacino»

TRIESTE L’Ursus ha rischiato di affondare. Lo storico pontone ormeggiato in Porto vecchio ha imbarcato acqua e si è inclinato pericolosamente. L’allarme è scattato l’altra sera, attorno alle undici, grazie alla segnalazione dei vigilantes in servizio all’interno dello scalo. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco, la Capitaneria, la Polizia e gli addetti dell’Authority.

Marcello Di Finizio, l’ex titolare della “Voce della luna” rimasto a bordo della gru per ben 296 giorni, dopo le prime resistenze ieri ha deciso di scendere. Troppo rischioso restare. «La situazione è precipitata – ha scritto Di Finizio in un post pubblicato su Facebook – l’Ursus sta affondando, devono portarlo in cantiere. Sono costretto a scendere per evitare di bloccare i lavori e farlo affondare». L’imprenditore era salito in cima al pontone il 22 maggio dell’anno scorso in segno di protesta contro la direttiva europea Bolkestein che – a suo dire – lo avrebbe costretto ad abbandonare la gestione della “Voce della luna” di Barcola. Di Finizio non è nuovo a gesti di protesta (allargata poi alla classe politica e al “sistema” in generale) così plateali: l’arrampicata sulla Basilica di San Pietro a Roma, ad esempio, alcuni anni fa aveva fatto il giro del mondo.

I pompieri e i tecnici hanno lavorato fino a notte fonda, attorno all’Ursus, per drenare l’acqua e per mettere in sicurezza l’enorme struttura. L’intervento è proseguito anche nel corso dell’intera mattinata di ieri. Almeno due le falle all’origine dell’infiltrazione: quella rinvenuta nello scafo è già stata tappata, per quanto provvisoriamente. Mentre l’altra, sul fondo, non è stata ancora individuata con esattezza dai sub che si sono immersi a caccia della spaccatura. Le incrostazioni non permettono di poter operare con precisione.

L’Ursus per il momento non si sposta da dove sta. L’idea, come conferma il segretario generale dell’Autorità di sistema portuale Mario Sommariva, è di trasferirlo il prima possibile nel bacino della Fincantieri per avviare le riparazioni. Non è stato possibile farlo per mancanza di uno spazio adeguato. Difficile comunque immaginare destinazioni cantieristiche più lontane.

Le falle sono dovute al deterioramento. «L’Ursus deve essere sottoposto a un restauro completo», spiega Sommariva. «Non parliamo quindi di una semplice manutenzione, bensì di un rinnovo dello scafo e di altri elementi, per poi passare alla “musealizzazione” così come previsto dal progetto finanziato con i fondi del ministero per i Beni culturali. Al momento si opera in emergenza, con un intervento che consiste nel pompare l’acqua fuori. Abbiamo inoltre chiesto il supporto di un’imbarcazione della Crismani che starà in assistenza permanente».

Fabio Rizzi, direttore di Porto Trieste Servizi srl, ex responsabile della sicurezza dell’Autorità portuale, ha seguito personalmente le operazioni in porto. «Solo questa mattina (ieri, ndr) abbiamo svuotato in mare circa 85 metri cubi d’acqua – rileva – ma anche la sala macchine era allagata, con ogni probabilità per una falla sul fondo. In questi giorni di monitoraggio cercheremo di capire la portata di questo secondo squarcio, poi appena possibile porteremo l’Urus nel bacino di carenaggio». —




 

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