Due settimane di attesa in Fvg fra il miraggio zona gialla e l’incubo di quella rossa
TRIESTE Tornare gialli dopo una sola settimana di arancione sarà probabilmente impossibile. Non è escluso, invece, che l’arancione possa diventare rosso tra qualche giorno, se l’evoluzione del contagio convincerà Roma a incrementare le restrizioni sul territorio del Friuli Venezia Giulia. Lo scenario si fonda sull’esperienza più che su regole scritte. Perché fino a questo momento il governo è sembrato ragionare così: se le cose peggiorano, si interviene subito con nuove misure; se migliorano, si attendono due settimane per decidere eventualmente una zona con meno vincoli, come da meccanismo introdotto dal Dpcm che contiene la novità delle regioni a tre diversi colori a seconda della capacità di gestione della pandemia.
Vista l’evoluzione, ritrovare il giallo sembra un processo disseminato di incognite. Ieri la task force regionale guidata dall’epidemiologo Fabio Barbone ha lavorato sulla rendicontazione dei dati e lo stesso farà oggi. Dopo che la settimana 2-8 novembre ha segnato la “retrocessione” del Fvg, il focus si è spostato sul 9-15 novembre, periodo che verrà approfondito da ministero della Salute, Istituto superiore di Sanità e Comitato tecnico scientifico nel prossimo monitoraggio. A un primo confronto il quadro è a luci e ombre. In Fvg i nuovi positivi sui sette giorni sono saliti da 3.484 a 4.209 (da una media di 497 giornalieri a 601) e si sono alzate sia l’incidenza sui casi testati (dal 30,5% al 38,1%) sia quella sul totale dei tamponi (dal 9,2% al 10,7%). All’insù pure i decessi (da 53 a 77), mentre qualche riscontro meno negativo giunge dagli ospedali. Le terapie intensive, che due settimane fa erano passate da 38 a 45 pazienti Covid, dal 9 al 15 novembre sono scese da 45 a 43 (ieri però sono già risalite a 47).
Quanto ai ricoveri nei reparti a media e bassa intensità, nell’ultima settimana ce ne sono stati altri 100, ma l’incremento ha iniziato a decelerare (+121 dal 2 all’8 novembre). Il contesto rimane comunque quello di una situazione sotto controllo: rispetto ai posti attivabili, le terapie intensive sono occupate per il 25%, gli altri reparti per il 32%. A non decrescere invece diversamente da altre regioni, è la velocità di circolazione del contagio. A fronte di un incremento negli ultimi sette giorni rispetto a quelli precedenti del 20,8% in Fvg, il dato nazionale di domenica scorsa è del 7,8%. Un trend che preoccupa dato che, per quanto i contagiati costretti a cure in ospedale rimangano attorno al 4,4%, la diffusione del virus ha conseguenze sul sistema sanitario regionale.
Tutti questi dati si concretizzeranno in un Rt, l’indice di riproduzione del contagio che è uno dei fattori determinanti per l’inserimento in una delle zone colorate (dalla Regione si fa sapere che l’1,42 del monitoraggio che ha portato all’arancione è in calo). Ma come verranno interpretati a Roma rimane al momento misterioso, anche a sentire le dichiarazioni del presidente Massimiliano Fedriga e del vicepresidente Riccardo Riccardi sabato in conferenza stampa. Stamattina, in una conferenza delle Regioni in seduta straordinaria convocata su richiesta del governatore Fvg, si cercherà di fare chiarezza proprio su questo punto: «Domani (oggi per chi legge, ndr) potremo finalmente confrontarci sui criteri applicati dal Cts rispetto ai dati forniti a livello regionale».
L’obiettivo di Fedriga, che ieri ha incontrato le categorie per un punto su una situazione nuovamente penalizzante, è di «trovare una via responsabile per agire insieme al governo e superare le criticità che si creano con i passaggi automatici senza alcuna valutazione politica». In sostanza, ben venga l’analisi dei numeri da parte degli esperti, ma quei numeri vengano analizzati assieme alle task force regionali e sia poi la politica a tradurli in un colore, condiviso e non imposto al territorio. «Le scelte non possono essere delegate a un algoritmo – insiste Fedriga –, la politica deve essere in grado di fare sintesi e prendersi le sue responsabilità. Se è necessario per il Paese mettere in campo misure più dure, discutiamone. Mai i governatori si sono tirati indietro». Un errore l’arancione per il Fvg? «Errori li possono fare tutti, ma se fanno venir meno la collaborazione istituzionale, doverosa in questi momenti, penso che il problema sia grave». Il ritorno in giallo? «Difficile fare previsioni. L’appello è a mantenere comportamenti responsabili».
Un appello arriva anche da Cgil, Cisl e Uil del Fvg: «L’analisi dei parametri e dei motivi che hanno portato il Fvg dal giallo all’arancione non può e non deve essere oggetto di una sterile polemica col governo, ma deve servire a lavorare sulle criticità per migliorare la capacità di risposta del sistema socio-sanitario e accelerare il ritorno alla normalità». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo