Due isontini nel deserto con un cinquantino - FOTO
Cinque tappe nel deserto africano da 80 chilometri l’una tra paesaggi lunari, dune di sabbia finissima come il borotalco, ma anche strade sterrate con pietre appuntite taglienti come lame affilate. Condizioni estreme per qualunque mezzo, ancora di più per un motorino da 50 centimetri cubici. Al via della prima edizione del “Mosquitos desert ride” - una sorta di Parigi-Dakar in miniatura - c’erano anche due isontini. I mossesi Paolo Miani e Marco Bregant hanno affrotanto i circa 400 chilometri dell’avventura nordafricana in sella a due vecchi Atala Uno-Rizzato. Per affrontare in maniera adeguata l’avventura nel grande Erg Orientale i cinquantini sono stati sostanzialmente trasformati. I piloti della Mossacorse hanno apportato diverse modifiche: hanno cambiando i filtri dell’aria, hanno montato pneumatici con mousse al posto delle camere d’aria, ma hanno aggiunto anche serbatoi supplementari e si sono porati dietro attrezzature per le riparazioni di fortuna. Nulla è stato lasciato al caso, ma le difficoltà non sono comunque mancate. La carovana è partita da Douz per passare per Campo Hedi, Ksar Ghilane, El Mida, Ain Essbat, Matmata, Djebil, Bir Soltane e tornare poi a Douz.
«È stata un’esperienza bellissima, ci ha fatto capire le difficoltà che si possono trovare in posti come quelli: da quelle meccaniche a quelle legate alla sopravvivenza», spiega Mian.
L’avventura è iniziata però già a Tunisi dove la coppia è atterrata il 23 marzo con un volo partito da Venezia. «Qui abbiamo incontrato gli altri partecipanti, poi tutti assieme, su di un pullman, ci siamo diretti a Douz: 16 ore di viaggio complessive, erano le 4.30 del mattino quando siamo arrivati».
I motorini imballati hanno viaggiato via mare e dopo una prima messa a punto già nel pomeriggio del 24 hanno affrontato il primo test sulle dune: «Siamo stati tutti in difficoltà. Con dei monomarcia 50cc non sono facili da affrontare terreni così».
A rendere più complicato il raid sono state le tempeste di sabbia incontrate durante il percorso. La carovana partiva alle 9 di mattina e una volta a destinazione i piloti dovevano allestire il campo base e sistemare i guasti ai mezzi. La lista dei problemi ha contato di tutto: dai sempici raggi rotti, ai cerchioni piegati, passando dalle candele bruciate fino ad arrivare ai motori fusi. «I problemi hanno accomunato tutti i concorrenti e tutti assieme li abbiamo risolti aiutandoci. Abbiamo campeggiato in tende nel deserto senza acqua, luce, bagni», ricordano esausti, ma felici i due piloti, che proseguono: «Oltre ad una fantastica esperienza, quello che ci resta è aver trovato una compagnia di amici che mai avremmo pensato di trovare. Tutto è stato perfetto e con queste persone speriamo in futuro di condividere altre avventure, in questo raid abbiamo vinto tutti».
Stefano Bizzi
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