Due cormonesi salvano le vigne francesi

Opera dei potatori Simonit e Sirch che hanno utilizzato una tecnica “chirurgica” innovativa per curare le piante malate
Marco Simonit e Mssimo Sirch
Marco Simonit e Mssimo Sirch

CORMONS Si chiama dendrochirurgia ed è la nuova frontiera per salvare i vigneti dal mal d'esca, probabilmente la più grave e diffusa malattia che colpisce i vigneti di tutto il mondo, e in particolar modo quelli francesi della zona di Bordeaux. A mettere a punto questa tecnica letteralmente rivoluzionaria per evitare che le piante ammalate siano estirpate sono stati i potatori cormonesi Marco Simonit e Massimo Sirch, un binomio ormai leader nel mondo in quello specifico settore, che dopo cinque anni di lavori e sperimentazioni in vigneti italiani e francesi, hanno presentato i sorprendenti risultati raggiunti da questo particolare metodo simile, per capirsi, a un'operazione chirurgica di rimozione della carie in un dente: si estirpa la parte malata lasciando intoccata quella sana. Ciò che ne risulta è assolutamente una piccola rivoluzione per il mondo vitivinicolo: il 90% delle piante trattate è tornato pienamente produttivo.

 

Risit d’Aur a Simonit&Sirch, i chirurghi della vite
Udine 29 gennaio 2016 Interviste Premio Nonino 2016: Simonit e Sirch preparatori d'Uva Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

 

Il successo di Simonit e Sirch ha riguardato piante site nella zona della zona dove viene prodotto il bordeaux, l'area europea probabilmente più toccata da questo problema, ma anche quelle di Collio e Franciacorta. I due preparatori d'uva cormonesi hanno anche presentato un report che monetizza il risparmio che le aziende possono avere grazie a questo sistema di salvataggio delle viti: si stima, infatti, secondo una ricerca francese, che le aziende del bordeaux ogni anno siano costrette a perdere almeno 50mila euro ad ettaro a causa della della sostituzione delle piante malate.

Cifra che, necessariamente, verrebbe quindi risparmiata quasi totalmente con il metodo sviluppato da Simonit e Sirch. «Utilizzando delle piccole motoseghe - spiega Simonit - apriamo il tronco ed esportiamo la parte intaccata dal mal d'esca. La pianta "disintossicata" dalla malattia, riacquista nel giro di poco tempo vigore, riprende a fruttificare e torna pienamente produttiva. Un esito di enorme importanza, sia per la qualità dei vini che per la ricaduta economica. Infatti, estirpando le viti malate e sostituendole con nuove barbatelle, si crea nel vigneto una disparità della qualità delle uve, che influisce ovviamente sulla qualità e quantità del vino. Le prime prove sono state fatte nel 2011 a Chateau Reynon, quindi da Schiopetto in Friuli e da Bellavista in Franciacorta».

«n sei anni di lavoro e sperimentazione, sono state operate 10mila piante di cinque varietà (Sauvignon blanc, Chardonnay, Cabernet,Sauvignon, Cabernet Franc,Pinot nero), in vigneti italiani e francesi di sei regioni viticole: Collio, Isonzo, Franciacorta,Bolgheri, Champagne, Borgogna, Bordeaux. «In 4 anni (dal 2013 al 2016) il 90% delle piante di Sauvignon operate nell'azienda Schiopetto sono tornate produttive e addirittura il 96% di quelle di Chateau Reynon - conclude Simonit -. Siamo assolutamente soddisfatti di questi risultati, ma non ci fermeremo qui, perché il nostro è un lavoro sempre in progress: dobbiamo, ad esempio, verificare quale è il miglior periodo dell'anno per intervenire, con quanta frequenza dobbiamo farlo, quante piante può operare al giorno una persona».

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