Due anni a Tuiach per il post omofobo, i legali impugnano la sentenza
L’avvocato Mori, dirigente di Fdi: «Lo difenderemo pro bono. Sproporzionati i due anni di pena, libertà di parola a rischio»
TRIESTE «Non è solo un processo per diffamazione. Possiamo essere d’accordo nel definire quel post gratuito e volgare, ma la sentenza che infligge due anni di reclusione è sproporzionata e rischia di creare un precedente preoccupante in un periodo in cui assistiamo, nel Paese, a una riduzione della libertà di parola come si è visto durante l’emergenza Covid». Sono le considerazioni di Giorgio Mori, avvocato romano e dirigente di Fratelli d’Italia, che con il collega Alessio Tranfa difenderà l’ex consigliere comunale no vax e no Green pass Fabio Tuiach nel secondo round del processo per il post omofobo pubblicato sul social VKontakte nel febbraio 2021 in cui si leggeva un riferimento all’aggressione subita dall’attivista Lgbt Antonio Parisi.
Gli avvocati annunciano l’impugnazione: Tuiach era stato condannato il 29 settembre a due anni, senza sospensione condizionale della pena. Una sentenza pronunciata dal giudice Francesco Antoni che aveva fatto notizia su scala nazionale. Se la condanna non sarà ridotta nei successivi gradi di giudizio l’ex politico, ex pugile ed ex portuale, rischia il carcere. Potrebbe, però, chiedere al Tribunale di sorveglianza una misura alternativa.
C’è anche una questione formale che potrebbe incidere sul destino processuale di Tuiach. Da quanto risulta ai legali, nel decreto che disponeva il rinvio a giudizio era stato riportato un numero identificativo del procedimento (riferito all’Rgnr, il Registro generale delle notizie di reato) diverso da quello presente nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Il decreto non teneva quindi conto della nomina del difensore di fiducia (che riportava il precedente numero di Rgnr) e, infatti, nominava un avvocato d’ufficio che ha poi difeso Tuiach nel processo di primo grado. Un potenziale motivo di nullità del processo e, quindi, della sentenza? «Stiamo approfondendo – spiegano i legali –, ci sarebbe infatti anche da verificare e dimostrare che la notifica riguardante la nomina del difensore di fiducia sia stata effettivamente ricevuta dalla Procura. Noi, comunque, ci accingiamo ad affrontare questo processo di secondo grado nel merito».
Una battaglia legale che si arricchisce anche di un valore ideologico e che porrà questioni legate alla tutela della libertà di parola secondo quanto rimarca l’avvocato Mori: «Intanto premetto che difenderemo Tuiach pro bono – sottolinea –, viste le difficoltà economiche che lui e la sua famiglia stanno affrontando (licenziato dall’Agenzia per il lavoro portuale per aver presenziato, pur in malattia, alle manifestazioni contro il Green pass). La vicenda di Tuiach è interessante perché attiene ai diritti fondamentali della persona, alla libertà di parola, che in Italia viene progressivamente intaccata. Penso al caso di un altro triestino come Stefano Puzzer e al Daspo ingiusto che ha ricevuto a Roma un anno fa».
In primo grado Parisi si era costituito parte civile, così come l’associazione milanese “I Sentinelli”, attiva per combattere ogni forma di discriminazione. Alle due parti civili era stato riconosciuto un risarcimento rispettivamente di 15 mila e 5 mila euro. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo