Droga, bullismo e gang. L’allarme dei magistrati sul disagio giovanile
TRIESTE Da un lato il consumo sempre più massiccio di droghe pesanti tra giovani e giovanissimi, accompagnato dall’escalation di episodi di bullismo e violenze ad opera di vere e proprie baby gang. Dall’altro le infiltrazioni di mafia e camorra, pronte a mettere le mani su appalti e attività industriali anche in una regione considerata fino a pochi anni fa “impermeabile” alle pressioni della criminalità organizzata. Sono queste le emergenze che oggi il Friuli Venezia Giulia è chiamato ad affrontare con maggior decisione. Fenomeni denunciati con forza da Dario Grohmann, procuratore generale della Corte d’appello di Trieste, competente come noto sull’intera regione, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2019.
L’emergenza giovani
La prima sfida che impone al sistema della giustizia regionale di alzare la guardia è, appunto, quella del mix giovani-droghe. Sfida riportata drammaticamente d’attualità anche la morte della madre di Alice Bros, la 16enne stroncata nei bagni della stazione di Udine da un’overdose di eroina gialla, ricordata anche dal presidente della Corte d’Appello Oliviero Drigani. Su questo fronte risultano in diminuzione gli arresti per spaccio, aumenta invece l’uso “disinvolto” di stupefacenti nelle fasce d’età più basse. «Abbiamo un trend in crescita - spiegato Grohmann - con sostanze nuove e sempre più aggressive e pericolose perché di origine chimica. Quanto al calo del numero di reati di spaccio è riconducibile alla maggiore scaltrezza dei giovani, particolarmente attenti per esempio a non superare le soglie del microspaccio che fanno scattare l’azione penale».
Le droghe però, come detto, sono solo una parte del disagio. Per Grohmann non vanno sottovalutati nemmeno i casi di bullismo e le azioni di baby gang pronte a prevaricare i più deboli. Fenomeni che si inseriscono in uno stesso contesto sociale segnato da assenza di senso civico, insofferenza alle regole e aumento dell’aggressività. Un clima, è la lettura del procuratore generale, legato anche alle crescenti difficoltà di famiglie e scuole nel portare avanti le rispettive missioni educative. «Il problema - ha aggiunto Grohmann - è che la legge di riforma della giustizia minorile risale al 1988. I ragazzi oggi, anche per effetto della diffusione dei social, sono più scaltri e sfrontati. Non temono più la legge e si sentono quasi onnipotenti».
Le cosche
C’è poi lo spettro delle infiltrazioni mafiose. Un pericolo quantomai concreto, ha sottolineato l presidente della Corte d’Appello, Oliviero Drigani, richiamando il caso della Depositi costieri Trieste, la società attiva nello scalo giuliano finita nel mirino delle cosche e poi commissariata. L’antidoto più efficace su questo fronte, è stato sottolineato, è la collaborazione tra organi dello Stato. Un lavoro di squadra che in Fvg, ha sottolineato lo stesso Grohmann, funziona grazie anche alla mancanza di collusione con la politica. «L’esperienza - ha aggiunto il procuratore generale - ci insegna che dove arriva la ricchezza arrivano episodi malavitosi. In Fvg ci sono segnali di una ripresa economica di carattere generale, che va di pari passo con la partita delle opere pubbliche e lo sviluppo della portualità di Trieste, città segnata anche da un importante crescita del turismo. Tutta questa ricchezza attira attenzioni malavitose e per questo occorrono strumenti di collaborazione tra gli enti per lo scambio delle informazioni».
Da Drigani è arrivato poi un appello forte e chiaro alla politica per aumentare il personale, oggi sotto organico, in dotazione ai Tribunali della regione. —
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