Droga a minori vicino al ping pong Restano in carcere i due spacciatori

La partita a ping pong e contemporaneamente la cessione degli ovuli di marijuana. Succedeva regolarmente questo al parco di via Giulia. Sebastiane Arebamhen, 21 anni, e Bright Idemudia, 25 anni, i...
sterle trieste 16 01 09 tribunale di trieste processo lazarevic
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La partita a ping pong e contemporaneamente la cessione degli ovuli di marijuana. Succedeva regolarmente questo al parco di via Giulia. Sebastiane Arebamhen, 21 anni, e Bright Idemudia, 25 anni, i due rifugiati nigeriani arrestati dagli agenti della Polizia locale per spaccio di droga, in sostanza hanno ammesso che funzionava così durante l’interrogatorio di garanzia in una saletta del carcere davanti al gip Luigi Dainotti. Con loro l’avvocato Carmelo Tonon. Ma per difendersi hanno tentato di minimizzare le accuse emerse dai riscontri degli investigatori dicendo di non sapere che gli acquirenti della roba fossero minorenni.


Tesi questa che non ha convinto il giudice: ha disposto la custodia cautelare in carcere per i due africani accogliendo le richieste del pm Federico Frezza. Il tutto, spiegando nell’ordinanza che i due nigeriani risultando privi di attività lavorativa altro reddito non hanno avuto se non quello derivante dallo spaccio. A loro carico decine di episodi, gran parte avvenuti in prossimità dei tavoli da ping pong all’interno del parco intitolato a Muzio de’ Tommasini. Episodi monitorati con grande attenzione dagli investigatori. I quali non solo hanno fotografato i passaggi di droga e hanno intercettato i cellulari dei pusher. Ma hanno anche interrogato successivamente ogni acquirente che ha regolarmente confermato non solo l’acquisto delle dosi di marijuana ma anche le modalità dell’incontro con i pusher. La telefonata e l’appuntamento al parco vicino ai tavoli da ping pong. Per questo motivo il giudice Dainotti definisce nell’ordinanza di custodia cautelare precise e credibili le accuse formulate a carico dei due pusher arrestati.


Non solo. Secondo il gip esiste un concreto pericolo di recidiva. Vale a dire che Arebamhen e Idemudia teoricamente sarebbero in grado di rimettere in piedi il traffico. Conoscono i grossisti di Mestre e Bologna (dove andavano a comprare regolarmente gli ovuli) e conoscono anche gli acquirenti. Insomma, non si è trattato di episodi occasionali, ma di una vera e propria attività a largo respiro. Avvenuta per settimane alla luce del sole, praticamente sotto gli occhi delle madri che portavano i loro figli a passeggiare nel parco. E che – di quanto stava succedendo – non se ne erano, comprensibilmente, nemmeno accorte.


L’indagine del pm Frezza è iniziata nello scorso mese di luglio. È nata da un controllo effettuato – appunto nei pressi del parco di via Giulia – da parte degli agenti di una pattuglia della Polizia locale. Avevano fermato alcuni ragazzini che avevano in tasca qualche ovulo di marijuana. Ma dopo i primi accertamenti gli investigatori hanno puntato agli spacciatori, appunto i due nigeriani. E hanno scoperto il giro vicino ai tavoli da ping pong. Gli acquisti – questo è emerso – partivano da una singola dose. Prezzo 10 euro. Ma in molti casi le cessioni a minorenni arrivavano anche a 30 grammi di roba. In certi frangenti, addirittura, ai ragazzini la droga veniva anche regalata a scopo promozionale. La base dei pusher in una casa al numero 13 di via Kandler. Si tratta dell’appartamento dove Bright Idemudia e Sebastiane Arebamhen abitavano – ovviamente – regolarmente. Dalle indagini è emerso anche che i clienti più assidui venivano invitati appunto a rifornirsi nella casa. Ed è stato proprio lì che, dopo il blitz e l’arresto, gli agenti sono andati ad effettuare la perquisizione disposta dal pubblico ministero. Hanno trovato una decina di ovuli che erano appena stati preparati. Sequestrate pure banconote di piccolo taglio per l’ammontare di circa mille euro.
(c. b.)


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