Dressi inciampa sul colibrì dell’Alitalia costato 1 milione

L’ex direttore di Turismo Fvg: «La livrea fu un’idea di Aeroporto Fvg». Tolto il velo sugli stipendi dei dirigenti: 515mila euro
L'aereo Alitalia con la livrea del Fvg
L'aereo Alitalia con la livrea del Fvg

TRIESTE. Il caso della livrea: l’inizio del gelo tra Sergio Dressi e la giunta. Adesso, sulla campagna promozionale con i colibrì, arriva pure la sconfessione di Edi Sommariva. «Caro presidente, non è come l’hai raccontata tu», afferma l’ex direttore di Turismo Fvg rivolto al numero uno dell’Aeroporto Fvg, nel giorno in cui la società toglie il velo sui compensi dei suoi dirigenti, un totale di 515.571 euro.

A Sommariva non è piaciuta la ricostruzione che Dressi ha fatto in quarta commissione sulla vicenda della livrea da un milione di euro. Il presidente dello scalo ha estratto in audizione un documento strategico 2014 in cui si legge che sarà Turismo Fvg «a seguire la personalizzazione di un Airbus dell’Alitalia». Anzi, ha aggiunto, «la livrea fu volontà di Turismo Fvg». Ma, stando alla ricostruzione di Sommariva, andò invece in modo diverso. «L’idea ci fu proposta dalla direzione marketing di Ronchi come originale opportunità promozionale offerta da Alitalia – spiega l’ex dg dell’Agenzia del turismo –. Era infatti da 17 anni che la compagnia non derogava dai tradizionali colori della bandiera nazionale per decorare le fusoliere dei suoi aerei. Pareva una buona idea, a fronte di costi pari a zero, in quanto l’investimento economico era già stato programmato dall’Aeroporto nell’ambito della sua abituale azione di sostegno dello scalo». A quel punto, prosegue Sommariva, «furono prodotte una ventina di ipotesi di creatività e la dirigenza di Ronchi rappresentò per Turismo Fvg la naturale e costante interfaccia con Alitalia che, alla fine, selezionò tre soluzioni grafiche, tutte in bianco e nero perché, ci venne comunicato, la compagnia non gradiva colori diversi». Il colibrì? «Se ne innamorò l’allora ad Del Torchio e lo ritenne idoneo alla livrea nell’ambito della strategia legata al progetto “Alitalia per l’Italia”» per il trasporto nel mondo delle eccellenze italiane». Il riferimento era infatti all’istituzione scientifica Centro colibrì fondata da Margherita Hack. A sostegno della scelta, ricorda ancora Sommariva, «Alitalia definì quel volatile “un simbolo che si addice a essere affiancato a quello di una compagnia aerea e per la personalizzazione di un aeromobile”». E furono ancora l’Aeroporto e Alitalia «in sede di presentazione ufficiale, a sostenere che l’Airbus “volerà per un anno sulle rotte nazionali e internazionali promuovendo il Friuli Venezia Giulia e il suo logo turistico”. E così in effetti avvenne, anche, ma non solo e in forma assolutamente non prevalente, per i voli con il Nord Africa». Le spese dello studio grafico? «Assorbite interamente da Turismo Fvg», conclude Sommariva.

Un caso riemerso nei giorni in cui Dressi ha dovuto spiegare al Consiglio regionale i numeri all’ingiù del 2014, ma anche rispondere al pressing sul fronte della trasparenza relativamente ai compensi dei suoi dirigenti. Ieri il presidente ha fornito le cifre in una lettera al direttore regionale del servizio Partecipazioni e, per conoscenza, al responsabile della Trasparenza. Il direttore e procuratore generale dello scalo Paolo Stradi ha portato a casa nel 2013 uno stipendio annuale lordo di 229.271 euro tra retribuzione ordinaria (147.745) e indennità temporanea di funzione (81.526). Quindi il responsabile ufficio di piano e polo intermodale Stellio Vatta (a quota 127.400), il direttore operativo e responsabile commerciale Andrea Sarto (94.900) e il direttore Infrastrutture Stefano Guerriero (64.000). A sorprendere – la Regione ha avviato un approfondimento tecnico-giuridico per verificare la regolarità delle operazioni – è soprattutto la paga di Stradi, nettamente superiore al tetto massimo, attorno ai 150mila euro, fissato da Serracchiani all’altezza della sua indennità di governatrice per tutti i manager di nomina pubblica. Nell’attesa delle verifiche l’assessore Francesco Peroni non nasconde l’ironia: «I compensi di Ronchi sono diventati pubblici? Me ne rallegro».

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