«Dopo quel giorno nella nostra via nulla è come prima»

Il silenzio irreale è rotto soltanto dal rumore delle foglie secche spostate da un alito di vento. Per il resto sembra di stare in un complesso di case fantasma. Lì da tempo non ci abita più nessuno. Gli ingressi delle abitazioni sono murati con mattoni rossi. Tutti, tranne uno. Quello al civico 5 di via Gemona è sbarrato da un grosso lucchetto sul quale è stato avvolto del nastro adesivo. Davanti al portone e ai bordi della strada ci sono alcuni mazzi di fiori, tutti però ormai bruciati dalla calura estiva. Anche la vegetazione è incolta e arsa, ma proprio in quel punto spuntano come per miracolo fiori bianchi e rossi di un oleandro, come se la natura stessa, mossa a compassione, avesse voluto in qualche modo ricordare quello che era accaduto lì un anno fa.
All’ingresso ci sono ancora i campanelli con i nomi delle famiglie che un tempo ci abitavano. Non si può entrare ma qualcosa si intravede. Nel seminterrato e sulle scale c’è un po’ di tutto: sedie, attrezzi da lavoro, cartoni e ogni genere di immondizie. Poco più su, in una stanza del terzo piano, in una afosa sera di agosto di un anno fa, è accaduto quello che tutti fanno fatica a ricordare, ma che nessuno ha dimenticato. Il rione di Gretta non si è ancora ripreso dallo shock per uno dei delitti più efferati della storia di Trieste. Le ferite non si sono rimarginate, forse non lo saranno mai del tutto, anche perché da quel giorno, nulla è stato più come prima. «Si è trattato di una tragedia terribile - racconta Rosella che abita da molti anni nel rione - Provo una rabbia enorme e quando ci ripenso mi vengono ancora i brividi».
Gaetano proviene dalle terre del sud, ma ormai è un triestino d’adozione. «E’ stato un duro colpo per il rione di Gretta, ma direi per tutta la città in generale. Un atto barbaro, atroce, solo delle bestie possono commettere azioni simili». Maurizio tiene per mano la figlia e il suo sguardo dice tutto: «E pensare che questa era una zona tranquilla. Adesso invece abbiamo paura, è come se avessimo perso in un colpo solo tutte le sicurezze, le certezze ed i valori».
Stefano lavora in un negozio di frutta e verdura in Largo Osoppo e ricorda bene quel giorno. «Non potrò mai dimenticare quello che ho vissuto, un autentico incubo, come in un film, purtroppo vero, però» Dolore, rabbia, paura, incredulità. Tutti sentimenti ancora oggi ben presenti tra gli abitanti di Gretta.
Tra le vie di Roiano invece, punto di ritrovo della banda dei bulli del rione, non c’è molta voglia di parlare, ma c’è anche chi ha il coraggio di andare controcorrente, come Donata. «Li vedevamo spesso in giro, tipi poco raccomandabili. C’era il sentore che prima o poi potesse capitare qualcosa di brutto». Non va per il sottile infine Laura. «Il mio pensiero va ai genitori del ragazzo ucciso. Chi si è macchiato di un crimine simile deve pagare, ma a mio avviso, anche il carcere a vita sarebbe troppo poco».
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