Dopo l’incendio di Lipa migranti all’addiaccio o sulla rotta balcanica

/ BIHAć Un dramma di Natale dimenticato quello delle centinaia di profughi che erano ospiti del centro di accoglienza per rifugiati a Lipa, nella Bosnia nord-occidentale, vicino al confine con la Croazia, nell’area di Bihać.
Alcuni residenti del campo sono tornati ai suoi resti bruciati per rifugiarsi durante la notte sotto l'unica tenda rimasta, mentre altri si sono sistemati nella foresta circostante o hanno cercato edifici abbandonati alla periferia della città più vicina, Bihac. «La maggior parte dei migranti ha trascorso la notte sotto le tende nei boschi intorno al campo di Lipa», ha detto Silvia Maraone dell'Ong Ipsia all’agenzia Birn. Il Consiglio danese per i rifugiati, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), la Croce Rossa e altri hanno distribuito cibo e altre necessità. Casa temporanea di circa 1.300 migranti e rifugiati che cercavano di raggiungere l'Europa occidentale, Lipa era in procinto di essere chiusa dall'Oim, che l'aveva ritenuta inadatta per l'inverno. Le autorità bosniache avevano promesso di potenziare le strutture per far fronte al freddo ma, dopo aver ripetutamente ritardato la chiusura, l'Oim non è intervenuta fino a mercoledì 23 dicembre quando un gruppo non identificato di migranti ha iniziato a dare fuoco alle tende. Lasciati senza riparo, alcuni migranti e rifugiati sono partiti in piccoli gruppi per Bihać, a circa 30 chilometri da Lipa, mercoledì notte, ma sono stati fermati dalla polizia alla periferia della città.
Il ministro della Sicurezza bosniaco, Selmo Čikotić, ha dichiarato che, mentre Lipa veniva preparata per l'inverno, coloro che rimanevano lì potevano essere trasferiti al centro di accoglienza di Bihać Bira, per anni il più grande campo di questo tipo in Bosnia fino a quando non è stato chiuso dal governo locale dopo le manifestazioni di ostilità manifestate dai cittadini del luogo e dalla stessa amministrazione locale. Il centro di Bira non è stato riaperto nonostante i cospicui fondi predisposti dall’Unione europea. E così per i 1.300 migranti non resta che l’addiaccio o la fuga precipitosa verso Nordovest lungo la rotta balcanica, prede di trafficanti di uomini senza scrupoli. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo