Dopo la "scomunica" del sindaco, la replica della Rosolen: "Io fuori dalla giunta? Tondo non è Dipiazza"

L'assessore regionale al Lavoro, università e ricerca: il governatore non si fa imporre decisioni dall’esterno, il sindaco è nervoso perché non guiderà neanche il Porto
Rosolen e Tondo
Rosolen e Tondo
Trieste. «Il presidente Tondo non è un quaquaraquà che si fa imporre le decisioni dall’esterno». Alessia Rosolen, assessore regionale al Lavoro, università e ricerca non incassa in silenzio le accuse del sindaco Roberto Dipiazza, né quelle del vicecoordinatore provinciale del Pdl, Piero Tononi che l’ha invitata a uscire dalla giunta regionale accusandola di aver «difeso i consiglieri comunali che durante la maratona sul bilancio hanno sempre votato con la sinistra», con riferimento ai Bandelli boys. «Tondo non è Dipiazza», rimarca Rosolen e vuole rifarsi al modo in cui il sindaco ottemperò al diktat di Roberto Menia che aveva chiesto un cambio di deleghe per l’ex assessore Franco Bandelli. «Il presidente Tondo, una volta eletto, non sapeva neanche chi fosse la signora Rosolen. È stato Roberto Menia a indicargliela come assessore», aveva tuonato Dipiazza.


«Questo signore per me non rappresenta nulla - replica ora Rosolen al sindaco - e il fatto che porti attacchi sul piano personale significa che non ha argomentazioni politiche, il che lo rappresenta a sufficienza. Ultimamente è tanto più nervoso perché sa che non potrà fare il terzo mandato da sindaco e men che meno il presidente del porto perché non gode di alcuna credenziale in quel settore».


Rosolen riepiloga anche la genesi dell’intera vicenda: «Tutto è cominciato perché non ho voluto dare le dimissioni da consigliere regionale e così Gilberto Paris Lippi non è potuto subentrare al mio posto e Sergio Dressi non ha potuto fare il vicesindaco. Ma io in Regione ci sono stata messa dalla gente, dato l’incredibile numero di voti che ho raccolto, e fare l’assessore non è che un ampliamento dell’incarico che mi ha affidato la gente, non certo Roberto Menia. Tononi, lui sì è stato messo al suo posto da Menia, anzi è l’ennesima volta che Menia lo mette in qualche posto».


«Non vedo proprio perché dovrei dare le dimissioni - continua l’assessore regionale - forse per fare un piacere a chi è ancora ancorato a criteri che fanno parte del medioevo della politica? Il fatto è che il vice di Savino (è solo così che chiama Tononi, ndr.) si è dimostrato assolutamente incapace di gestire questa grana. È stato Tondo a darmi l’incarico e soltanto lui è libero di togliermelo».


«L’opportunità o meno della permanenza dell’assessore Rosolen nella giunta regionale non è una questione da trattare sui giornali - interviene intanto l’onorevole Isidoro Gottardo, coordinatore regionale del Pdl - quanto alla permanenza nel partito dei quattro consiglieri comunali vi sarà modo, luogo e tempo in cui il direttivo provinciale potrà decidere». Gottardo sostiene che solo in questi giorni si sta facendo un’idea precisa di quanto sia successo. «Non posso però non esprimere soddisfazione - afferma - per il fatto che il sindaco Dipiazza e il bilancio comunale abbiano avuto piena legittimazione da una maggioranza oltremodo qualificata».

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