Dopo 63 anni non sventolano più le bandiere della famiglia Nordio

A settembre chiude i battenti lo storico laboratorio di via San Giorgio a Trieste, unico nel suo genere. Qui sono stati realizzati migliaia di vessilli per aziende, palazzi e imbarcazioni di tutto il mondo 
Serena Nordio cuce un’alabarda
Serena Nordio cuce un’alabarda

Chiude Nordio il laboratorio di bandiere di Trieste unico nel suo genere

TRIESTE Qui sono state realizzate le bandiere per palazzi e musei cittadini, per grandi aziende internazionali, per imbarcazioni e circoli di tutto il mondo, ma anche quelle utilizzate abitualmente per le festività dai mezzi della Trieste Trasporti o quelle apparse sul veliero Tolo Tolo del film di Checco Zalone.

Dopo oltre 60 anni di attività, a fine anno chiude il Laboratorio Bandiere di Serena Nordio, in via San Giorgio, a pochi passi da piazza Hortis, che nel corso del tempo ha sfornato migliaia di vessilli, finiti in ogni angolo del pianeta.

La titolare si prepara ad andare in pensione e la produzione, rigorosamente fatta a mano da sempre, si concluderà a settembre. Sarà poi il tempo di liberare il locale, che sarà messo in vendita.

«È un’azienda di famiglia, avviata nel 1957 da mio padre, successivamente l’ho seguita insieme a mio fratello e poi sono rimasta da sola - spiega Serena -. Nei primi anni la sede si trovava in via Cadorna, poi dagli anni Sessanta si è spostata qui in via San Giorgio, dove è rimasta. Nel tempo ho avuto richieste di tutti i tipi, perché è una tipologia di lavoro che non esiste quasi più».

Tra i clienti più importanti che la titolare ricorda ci sono « la Illycaffè, la Fincantieri e la Trieste Trasporti, ma fare l’elenco di tutti sarebbe impossibile - precisa -. Ci sono poi alcune realtà, come la Tripmare, che dopo avere saputo della prossima chiusura, sta facendo la scorta».

Le bandiere cucite negli spazi di via San Giorgio sventolano sui palazzi più importanti in città, tra musei, consolati, sedi di comunità straniere, ma anche al centro di fisica Ictp, all’Area di ricerca e nella maggior parte delle società nautiche.

«Ma negli ultimi anni ne vendo tante anche ai turisti di passaggio - racconta -. Tra i clienti affezionati c’è l’associazione Giuliani nel mondo, che le ha spedite a tutti i club di concittadini emigrati nelle varie parti del globo. E poi le nostre creazioni sventolano su tantissime imbarcazioni, che devono averle di varie nazionalità, a seconda del porto dove arrivano. Per questo ne conservo di tutti i Paesi, sempre presenti».

Ma quanto tempo ci vuole per creare una bandiera a mano? Serena ne prepara una con l’alabarda, mentre racconta la sua storia, tra il grande tavolo e la vecchia macchina da cucire.

«Ci impiego circa 15 minuti – spiega –. Ho iniziato a usare le forbici a dieci anni e non mi sono mai fermata».

Tante le curiosità raccolte nella lunga vita del punto vendita: «C’è un australiano – ricorda la signora Nordio –, che passando per Trieste si è innamorato del laboratorio e da anni chiede di spedire fin laggiù varie bandiere. Ho poi avuto alcuni picchi di richieste che mi hanno fatto lavorare a ritmo serrato giorno e notte, ad esempio durante le adunate degli alpini in città o in occasione del cinquantesimo anniversario del ritorno di Trieste all’Italia, quando ho ricevuto tantissime domande, in continuo».

Ma non solo: «Ci sono state anche alcune classi scolastiche venute a vedere come nascono le bandiere. Con gli alunni felicissimi di assistere al taglio e cucito».

E tra le curiosità non mancano quelle legate ai clienti più affezionati al laboratorio: «C’è un bambino, in particolare, a cui piace molto questo spazio – racconta –: si fa regalare una bandiera per ogni ricorrenza, le conosce tutte. È un vero appassionato e adora passare qui, osservare quelle pronte e quelle che vengono preparate. E mette alla prova le mie conoscenze in materia».

La titolare ormai da qualche giorno sta comunicando a tutti la cessazione dell’attività, in particolare a chi frequenta da anni il laboratorio. «Tutti si dicono dispiaciuti - spiega Serena -. A me fa piacere ricevere molti riscontri affettuosi. Per quanto riguarda il locale c’è già qualcuno interessato all’acquisto, ma in ogni caso la nostra azienda artigianale finirà. Questo è uno di quei lavori – conclude la signora Nordio – che purtroppo negli ultimi anni sta gradualmente scomparendo». —


 

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