Il dono dei coniugi Lokar a Trieste: al museo Sartorio 550 porcellane
Giovanni e Sonia affidano al Comune la prestigiosa collezione, per un valore di 2 milioni di euro: «Così la vedranno tutti». Servizi, tazze e caffettiere da tutta l’Europa

Trieste beneficia da anni della liberalità dei coniugi Lokar. Ma il loro ultimo atto non ha eguali: Giovanni e la moglie, Sonia Polojaz, hanno deciso di donare al Comune la loro intera collezione di porcellane raccolte nel corso di una vita, ora destinate a diventare una delle sezioni più prestigiose del museo Sartorio. La mole culturale, economica e soprattutto affettiva del gesto la raccontano i numeri: 550 manufatti in tutto tra servizi, piatti, caffettiere e tazze, per un valore stimato in circa 2 milioni di euro.

La storia della porcellana in Europa
È quanto Lokar ha messo assieme in oltre sessant’anni, finendo con il creare un autentico percorso attraverso la storia della porcellana in Europa. In parte, i triestini avevano già potuto godere dei suoi sforzi, nel corso di due mostre tenute rispettivamente a Palazzo Costanzi nel 2002 e al museo d’Arte Orientale nel 2013. L’altro acuto da mecenate risale invece al 2021, quando i Lokar acquisirono una tazza di epoca Biedermeier realizzata dalla Manifattura imperiale di Vienna e decorata con uno scorcio su piazza Unità (allora piazza Grande), poi donata sempre ai musei civici locali. Stavolta l’ordine di grandezza è evidentemente diverso, tale da inserirsi a pieno titolo nell’albo di una plurisecolare tradizione triestina, che dal barone Revoltella arriva al recente dono dei coniugi Luciani.
La storia della famiglia
Il ringraziamento pubblico da parte del sindaco Roberto Dipiazza e dell’assessore alla Cultura Giorgio Rossi è stata l’occasione per ripercorrere la genesi del collezionismo dei Lokar, che si sono scambiati gli anelli nel ’63. La famiglia di Giovanni, di origine slovena, commerciava legname: una occupazione che lo tenne impegnato fin dai diciott’anni, una volta conseguito il diploma in Ragioneria e venuto a mancare prematuramente il padre. Ma l’incontro con Sonia segna anche il suo spostamento nell’ambito del caffè, mercato nel quale era attiva la famiglia Polojaz. Proprio le nuove necessità professionali renderanno possibile lo sfogo della sua passione artistica: «Il commercio di caffè – racconta Giovanni – mi ha permesso di girare molto, andando spesso a Vienna, Amburgo, Parigi o Londra. Si lavorava fino alle due di pomeriggio e da quel momento in poi eri libero: passavo il tempo andando dagli antiquari, che qui non sono mai stati troppo forniti di porcellana».

Settanta manifatture
La collezione documenta in modo fedele le singole tappe, articolate in una settantina di manifatture del Vecchio Continente. «Quello della porcellana – spiega ancora Lokar – è sempre stato un business molto difficile. I pezzi sono fragili e necessitano, per essere realizzati, di una temperatura di gran lunga più elevata rispetto alla ceramica». La collezione attinge in particolar modo alle manifatture venete, dalla Antonibon di Bassano alla veneziana Vezzi, estendendosi alle viennesi (Du Paquier) o ancora a Napoli con le porcellane di Capodimonte.

Sartorio punto di riferimento
Con un repertorio così ricco e sfaccettato, è evidente che il Sartorio potrà diventare un importante punto di riferimento per i cultori di quest’arte singolare, tanto fascinosa quanto sconosciuta ai più. Del resto, è proprio questa la speranza alla base del gesto dei Lokar: «Perché abbiamo deciso di donare la collezione? Esistono sempre delle alternative, dal lasciarla ai figli al metterla all’asta». Ma Giovanni voleva regalarle «a una città che mi ha dato tanto, permettendomi di lavorare e di socializzare. Porterà dei turisti, se sarà ben reclamizzata. Ma così potranno vederla anche gli altri triestini, cosa che altrimenti sarebbe stata difficile da garantire».

Due sale dedicate
Perciò anche il legame affettivo con l’opera di una vita viene meno, di fronte alla prospettiva di divulgare e valorizzare un patrimonio unico: non a caso i Lokar contribuiranno pure alla fase di allestimento, che impegnerà il museo Sartorio nei prossimi mesi. L’obiettivo – afferma la curatrice Michela Messina – è aprire le due sale in cui verranno ospitate le porcellane dei Lokar «nella seconda metà di quest’anno». Prima sarà indispensabile un aggiornamento impiantistico, soprattutto sul piano tecnologico, per adeguarlo agli standard contemporanei. Giovanni ha voluto che a occuparsi di queste operazioni fosse la ditta Goppion, fra le realtà internazionale più autorevoli, che ha curato anche le esposizioni del Louvre. Elemento che, assieme al valore culturale delle porcellane, darà nuovo impulso al Sartorio, regalandogli un prestigio museale degno della sua storia.
Riproduzione riservata © Il Piccolo