Donna morta a Trieste, nello stabile una convivenza difficile tra i vicini e l’appartamento che ospita i profughi

Da dieci anni nello stabile una casa dell’Ics. I residenti: «All’interno anche 14 uomini insieme. Chiediamo serenità»

Gianpaolo Sarti
Il luogo del ritrovamento del corpo
Il luogo del ritrovamento del corpo

TRIESTE La scoperta del cadavere della quarantacinquenne ucraina Zhanna Russu ha scosso profondamente gli inquilini del condominio di via Fabio Severo 20. «Una tragedia, non sappiamo darci spiegazioni... non abbiamo idea di cosa può essere successo, povera donna», afferma una residente, uscendo dall’ascensore.

La palazzina in cui si trova l’appartamento Ics (Consorzio italiano di solidarietà) dove era ospitata la vittima con i suoi due figli, un ragazzo maggiorenne e una bambina, è un edificio storico, degli anni Trenta, con appartamenti ampi e di un certo pregio. Ma la vita di condominio – a sentire chi ci abita – negli ultimi anni non è stata semplice.

«Sono circa dieci anni che l’alloggio in cui abitava la signora deceduta viene utilizzato dall’Ics per ospitare i migranti – spiega una vicina – e fino a due anni fa lì dentro vivevano addirittura quattordici uomini insieme, credo che fossero tunisini e afghani. Una situazione del genere ha arrecato problemi di una certa rilevanza – continua la residente – perché queste persone andavano e venivano a ogni ora. Facevano confusione e hanno rovinato l’ascensore. Non si possono mettere quattordici persone in un unico appartamento... così si crea il caos. E noi ne abbiamo pagato le conseguenze per anni. Qui non si viveva più tranquillamente come una volta, c’era sempre confusione. Non ne potevamo più».

Alcuni condomini hanno protestato, rivolgendosi sia all’amministratore dello stabile che all’Ics, chiedendo una gestione più accorta. «Non siamo stati ascoltati – aggiunge la vicina – anzi, siamo stati accusati di essere razzisti, intolleranti. Qui nessuno è razzista, ma chiediamo serenità, pulizia ed educazione. Comunque – prosegue – due anni fa i gruppi di afghani e tunisini se ne sono andati. Finalmente. Poi però sono arrivati altri tre nuclei famigliari con sei adulti e nove bambini: si è creato di nuovo il caos. A fine giugno anche loro hanno traslocato altrove e sono subentrate queste famiglie ucraine. C’è meno confusione, ma non si è creato alcun rapporto. Loro vivono per conto proprio, salutano appena... e ora è capitata questa disgrazia...».

In più di un’occasione i vicini avevano notato il comportamento «strano» della quarantacinquenne Russu. «Parlava sola, teneva sempre la testa bassa, pareva chiusa in se stessa – ripercorre una residente – un giorno ha bussato alla porta di casa mia... sembrava non si ricordasse dove abitava». 

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