«Doniamo a Trieste i trofei per ricordare Giorgio Venanzi»

Gli eredi del grande pattinatore offrono al Comune coppe e medaglie: «Ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta»

Ma Trieste si ricorda ancora di Giorgio Venanzi? Chi era costui? Probabilmente i giovani non sapranno rispondere. I più anziani, soprattutto quelli che amano lo sport vero, il nome invece lo avranno sentito o letto tante volte nelle cronache sportive. Venanzi è stato infatti uno dei più grandi pattinatori a livello mondiale di tutti i tempi. Gli amministratori comunali che si occupano di sport dovrebbero avere ben presente i nomi di chi ha dato lustro alla città. Non i soliti (e illustri) noti.

Allora, rinfrescando la memoria alla Trieste che dimentica i suoi eroi, ricordiamo che Venanzi, scomparso a 83 anni il 16 maggio del 2008, è stato un grande campione. Iniziò nelle giovanili del Dopolavoro Ferroviario, per passare presto nella Triestina delle rotelle, allora una delle sezioni della gloriosa Unione. Specialista della velocità su strada, ma campione anche su pista, nel corso della sua lunga carriera sportiva ha collezionato sei titoli iridati e 73 primati mondiali consecutivi, fra pista e strada, in misure metriche e in miglia. Nel 1948, nell’ambito del primo campionato mondiale organizzato dopo la fine della guerra a Monfalcone, conquistò il titolo mondiale nei mille e nei 5 mila metri. Fece il bis, sempre nel Monfalconese, nel 1951 e bissò i successi sulle stesse distanze. Venanzi ottenne ancora lo stesso eccezionale doppio risultato anche nel ’53, quando i mondiali di velocità su strada si svolsero a Venezia. Vinse anche quattro Gp delle Nazioni, conquistando per ben 31 volte il titolo di campione italiano. Partecipò con successo anche a maratone, competizioni all’epoca molto in voga. Eccelleva soprattutto nelle gare di 30 e 50 chilometri. Vinse ben 202 corse a livello nazionale.

Questo era Giorgio Venanzi. Il motivo per ricordarlo ora non fa onore a Trieste. E nasce dalla decisione della famiglia degli eredi, con il procuratore Matteo Quero - un parente (Venanzi era cugino di sua madre) - di donare al Comune le medaglie d’oro, le coppe, le targhe e gli articoli a patto che venisse ricordato in qualche modo, ad esempio con una bacheca a lui dedicata. Lo stesso Quero, con una email inviata il 24 marzo scorso alla segreteria del sindaco Roberto Cosolini, chiedeva la disponibilità a questa proposta perchè «ci piacerebbe vedere riconosciuta l'attività sportiva del nostro congiunto». La risposta immediata, per telefono, è stata quella di rivolgersi alla direzione dell’assessorato allo Sport, nella persona del dottor Adriano Dugulin, al quale nello stesso giorno è stata inviata l’email, ponendosi Quero «a disposizione per ogni chiarimento in materia». Ecco il punto: da quel 24 marzo nessuna risposta. A Trieste probabilmente non interessa.

«Basta dirlo - sottolinea Matteo Quero -. È anche una questione di educazione. Abbiamo offerto i trofei in oro - peraltro in quantità tale che una volta fuso avrebbe un valore di 10mila euro - al Comune. Ma è il personaggio che secondo noi merita di essere ricordato. Non so in quale parte del mondo un atleta che ha conquistato 73 primati mondiali venga così dimenticato. E soprattutto perché alla nostra proposta un’amministrazione comunale non dia una risposta, negativa o positiva, o un cenno di interesse o disinteresse. Capisco che in fatto di eredità ci potrebbero essere dei problemi burocratici. Ma ce lo facciano sapere. Destineremo i trofei in altro modo».

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