Don Enrico Trevisi è il nuovo vescovo eletto della Diocesi di Trieste
Don Trevisi è un parroco che dovrà prima essere ordinato vescovo. L’uscente Crepaldi diventerà amministratore apostolico, con il compito di traghettare la Diocesi fino arrivo del suo successore

TRIESTE La Diocesi di Trieste ha un nuovo vescovo eletto: si tratta di don Enrico Trevisi, che prende il posto di monsignor Giampaolo Crepaldi che lo scorso settembre ha presentato le sue dimissioni, secondo la legge canonica, in occasione del suo 75esimo compleanno.
Don Trevisi è un parroco che dovrà prima essere ordinato vescovo. Il nunzio apostolico ha avvisato sia il vescovo uscente che il candidato che dalle 12 di oggi, 2 febbraio, quest’ultimo diventerà vescovo eletto. Crepaldi invece diventerà amministratore apostolico, con il compito di traghettare la Diocesi di Trieste fino arrivo del nuovo vescovo, passaggio che dovrebbe avvenire in un paio di mesi.
Chi è il nuovo vescovo
Il reverendo Enrico Trevisi è nato ad Asola, in provincia di Mantova, nell’agosto del 1963. Dopo il dottorato in Teologia morale a Roma, è stato ordinato sacerdote a Cremona, che è stata la sua Diocesi e dimora fin dal 1987. È anche membro del Consiglio presbiteriale e del Collegio dei consultori e ha ricoperto incarichi di insegnamento a Mantova, Milano e Cremona.
Oltre ad aver scritto una lettera di ringraziamento e di saluto alla città. il nuovo vescovo ha composto la seguente preghiera:

Le dimissioni e l’attesa
Il Vaticano si è preso diversi mesi di tempo per capire qual è lo stato della Diocesi, quali sono le sue necessità e peculiarità, così da poter poi individuare una figura che sia in sintonia con il carattere del territorio. La sola presenza di fedeli cattolici di diverse lingue, oltre alla compresenza di tante confessioni e fedi in città, bastano a fare della cattedra del vescovo di Trieste un compito che richiede caratteristiche e capacità particolari e alla fine la figura individuata è quella di don Enrico Trevisi.
La Diocesi triestina, inoltre, è eccentrica rispetto alle sue sorelle italiane: Trieste è una sede vescovile dipendente da Gorizia (ragion per cui il capoluogo regionale ha un vescovo e non un arcivescovo) e questo è un fattore che va tenuto in conto nel momento in cui c’è un avvicendamento.
Crepaldi e l’impronta lasciata a Trieste
Quanto a monsignor Crepaldi, lui l’ha già annunciato: resterà a vivere a Trieste anche dopo le dimissioni, andando ad abitare nella residenza di Opicina occupata da monsignor Ravignani fino al 2020, anno della sua morte.
Al suo arrivo nell’ottobre del 2009 molti pensarono che sarebbe stato un vescovo “di transizione”: proveniente da importanti incarichi romani, Crepaldi sembrava destinato a un passaggio di formazione a Trieste, prima di ulteriori compiti, magari a Venezia o di nuovo a Roma.
Burbera la città, burbero lui, l’impatto iniziale non fu facile: diverso lo stile e l’orientamento rispetto al lungo episcopato Ravignani (1997- 2009), nei primi mesi affrontò la polemica per la scelta di chiudere le lettere di Vita Nuova. Nel corso del tempo, l’arcivescovo ha dato la sua impronta alla Diocesi, ad esempio organizzando l’annuale rassegna di incontri culturali “La Cattedra di San Giusto”, che negli anni ha visto nomi di rilievo del mondo cattolico (e non) avvicendarsi di fronte al pubblico triestino.
Gli anni della pandemia lo hanno visto impegnato nella guida di una Chiesa in difficoltà - come il resto della società - e impegnata sul fronte del sociale, fra i poveri di Trieste come quelli in arrivo dalla rotta balcanica. La sua attenzione ai temi della dottrina sociale della Chiesa ha portato il vescovo a seguire in particolare i temi del lavoro. L’ultima occasione è stata la recente crisi Wartsila, che l’ha visto scendere in piazza assieme ai lavoratori.
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