Dolcetti "Galeotti" a Trieste: così i detenuti diventano pasticceri
TRIESTE Dal 2002 al 2005 è stata vicedirettrice della Casa circondariale del Coroneo. Ora, da poche settimane, Irene Iannucci è tornata nel carcere triestino in qualità di direttrice, carica che ricopre anche all’istituto penitenziario di Udine. Tra le mura del Coroneo – che ha una capienza di 143 posti – oggi vivono 213 persone: di queste 30 sono donne e 123 sono stranieri. L’età media oscilla tra i 30-40 anni.
Come ha trovato, dopo anni di assenza, questa struttura?
Come le altre strutture detentive è cambiata perché è cambiato il sistema, si è modificata la filosofia della detenzione. Il sovraffollamento, seppur in minor misura, è divenuto ormai cronico e da due anni è profondamente cambiata la popolazione detenuta. Assistiamo a un innalzamento del numero di stranieri, obbligando anche l’istituzione penitenziaria a un confronto con costumi, culture e, soprattutto, lingue diverse.
Ci sono differenze da questo punto di vista con Udine?
Se a Trieste gli stranieri rappresentano circa il 60% della popolazione detenuta, a Udine la percentuale si attesta intorno al 50%. Per il resto sono istituti similari, ospitando entrambi detenuti appartenenti al circuito della “media sicurezza”. Qui a Trieste c’è un numero più elevato di detenuti provenienti dall’Est Europa, come rumeni e albanesi, mentre nel capoluogo friulano ci sono più afgani e pakistani.
Gli stranieri partecipano in buon numero alle attività proposte?
Può sembrare paradossale, ma proprio attraverso i corsi di italiano e le diverse attività che proponiamo, molti iniziano in carcere un percorso di integrazione. L’obiettivo è offrire ai detenuti un’opportunità di formazione spendibile per gli italiani sul nostro territorio, per gli stranieri anche sul loro.
Le attività in un istituto penitenziario sono essenziali. Un detenuto ha la facoltà di scegliere se prenderne parte o meno. Sono più partecipi gli uomini o le donne?.
Gli uomini tendono a voler uscire dalla camera detentiva e a impegnare il tempo in molteplici iniziative, le donne invece tendenzialmente restano di più nelle loro stanze, cercano di abbellirle, di tenerle pulite e dedicano tempo alla cura della persona.
Quali attività ci sono al Coroneo?
Per il periodo 2017-2018 è stato attivato il corso di scuola media per la sezione maschile, uno di educazione alla cittadinanza per entrambe le sezioni e diversi livelli di lezioni di italiano per stranieri. Ci sono poi le attività di formazione professionale, come i corsi di sanificazione, quelli di ristorazione legati anche alla gestione delle cucine che provvedono al fabbisogno dell’istituito, corsi di edilizia, di web publishing e quello di audio-video legato a Maremetraggio. I corsi sono finanziati dalla Regione e dal Fondo sociale europeo”.
Siete in attesa del bando regionale per far partir i corsi di falegnameria e tappezzeria. Inoltre, dopo anni di inattività, anche grazie alla caparbietà della direttrice dell’Area pedagogica del carcere, Anna Buonomo, è stato riacceso il forno del laboratorio di panetteria aperto nel 2011.
Presto prenderà forma il progetto di sfornare e commercializzare pasticcini secchi e grissini. Dodici detenuti stanno frequentando il corso da 500 ore. Il progetto è frutto della collaborazione con il consorzio Open, il centro di formazione Micesio onlus, il Cosm e la cooperativa Basaglia, che a fine corso assumerà alcuni dei partecipanti per poi procedere alla produzione e alla commercializzazione dei prodotti.
Il logo e il packaging sono stati creati dagli stessi detenuti.
Hanno coniato e disegnato il marchio “I Galeotti – È un delitto non mangiarli”. Ora si lavorerà per mettere a punto un prodotto di qualità.
Mi indica un pregio e un difetto del carcere di Trieste?
Il difetto è sicuramente strutturale: l’edifico è vecchio e non conforme architettonicamente ai principi previsti oggi per la vita detentiva. Il pregio è l’integrazione con il tessuto cittadino che qui si percepisce forse più che altrove.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo