Docenti e ricercatori: per protesta rinunciamo a una giornata di stipendio

In un documento 230 firme, c’è anche il rettore: «Non abbiamo paura di venir valutati». Oggi dalle 10 alle 12.30 aderiranno al presidio organizzato dalla Cgil davanti alla Prefettura. La Sissa fino alle 15 terrà lezioni ai triestini e distribuirà materiale informativo
La città della scienza scenderà in piazza oggi per protestare contro i tagli alla ricerca e alle università previsti dalla legge 133. Dalle 10 alle 12.30, quindi, docenti, studenti e ricercatori dell'ateneo e degli altri enti scientifici cittadini stazioneranno in piazza dell’Unità aderendo al presidio organizzato dalla Cgil. Contemporaneamente, a Roma, oltre 200 tra studenti e docenti triestini sfileranno lungo le vie della Capitale in occasione della grande manifestazione nazionale indetta da Cgil e Uil, esattamente a due settimane di distanza dalla mobilitazione contro la riforma Gelmini sulla scuola.


Per rendere chiare le motivazioni che hanno spinto moltissimi studiosi a incrociare le braccia, rinunciando a una giornata di stipendio, i ricercatori dell'ateneo triestino hanno elaborato un documento, già sottoscritto da 230 persone. Tra i firmatari il rettore Francesco Peroni, il prorettore Fabio Ruzzier, Elisabetta Vezzosi, Lucio Randaccio, Roberto Della Loggia (preside di Farmacia), Tullia Catalan e Rinaldo Rui (preside di Scienze).


«Aderiamo alla giornata di protesta in quanto riteniamo che la politica di tagli e restrizioni avviata con la recente normativa distrugga, se non modificata, il sistema universitario italiano per come si è sviluppato finora – si legge nel documento -. In particolare, le disposizioni previste dalla legge 133 pongono la gran parte degli atenei italiani in condizioni tali da non poter coprire le proprie spese (ricerca, didattica, retribuzioni), già a partire dal 2010».


Secondo ricercatori e professori triestini, «è chiaro che l'università italiana ha bisogno di una profonda riforma», ma il punto di partenza per un possibile rinnovamento dell'alta formazione italiana deve essere quello «della valutazione scientifica della stessa, valida per tutti e affidata ad un'autorità terza e proprio per questo non improvvisata. Una simile scelta, pur non mettendo fine a certe “pessime prassi” oggi presenti, consentirebbe di avviare un processo di differenziazione di certo migliore del brutale rapporto tra spesa in stipendi e fondo di funzionamento ordinario che attualmente distingue gli atenei tra virtuosi e non virtuosi e che anche penalizza in misura impropria il nostro ateneo. Noi – concludono - di essere valutati, non abbiamo paura».


E intanto stamani ad affiancare il presidio della Cgil in piazza Unità ci sarà anche il «Sissa closing day», manifestazione organizzata agli studenti di dottorato, ricercatori e professori della Scuola superiore di studi avanzati, «estremamente preoccupati per i tagli all’Università e ricerca conseguenti alla legge 133/08». Dalle 9.30 alle 15 gli studiosi presenteranno le loro attività alla cittadinanza attraverso lezioni, esposizioni delle ricerche e altro materiale informativo, continuando, di fatto, l’attività di comunicazione iniziata mercoledì dai ricercatori dell’Ogs e dell’Osservatorio astronomico, che hanno allestito sei gazebo in piazza della Borsa, invitando anche Margherita Hack. Il titolo dell’evento, spiegano dalla Sissa, «serve proprio a denunciare il rischio chiusura delle nostre attività di ricerca se i tagli previsti verranno confermati. Ma non solo: attraverso questa iniziativa vogliamo anche sottolineare l'importanza della ricerca scientifica per la società».

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