Dna, tracce biologiche e celle telefoniche: così ripartono le indagini sul caso Resinovich
TRIESTE Altri accertamenti su dna, tracce biologiche e celle telefoniche. Ma anche una nuova consulenza medico legale per stabilire la data del decesso, dare una spiegazione alle lesioni al volto e capire se il corpo è stato congelato o perlomeno raffreddato. Tutto questo con la possibilità di riesumare il cadavere.
Il gip del Tribunale di Trieste Luigi Dainotti ha riaperto il caso sulla misteriosa morte di Liliana Resinovich, la sessantatreenne triestina scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e trovata senza vita tre settimane dopo, il pomeriggio del 5 gennaio 2022, nel bosco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni. La vittima aveva la testa infilata in due sacchetti di nylon e il corpo dentro a due sacchi neri dell’immondizia.
Nuova ipotesi di reato
Il giudice ha anche riqualificato l’ipotesi di reato: non più sequestro di persona, bensì omicidio. La tesi del suicidio, sposata dalla Procura con tanto di richiesta di archiviazione del fascicolo in mancanza di tracce evidenti di un’aggressione e di una morte violenta, non ha convinto il giudice.
Servono allora nuove e accurate indagini che il magistrato ha imposto con un’ordinanza in cui, di fatto, ha accolto le opposizioni alla domanda di archiviazione avanzate dai legali dei familiari della vittima: il marito Sebastiano Visintin, difeso dall’avvocato Paolo Bevilacqua; il fratello Sergio Resinovich, tutelato dall’avvocato Nicodemo Gentile; la nipote Veronica Resinovich, seguita dall’avvocato Federica Obizzi (entrambi i legali appartengono all’associazione Penelope).
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La nota della Procura
L’ipotesi dell’omicidio che riapre l’indagine al momento è a carico di ignoti. L’inchiesta sarà affidata nuovamente alla Squadra mobile di Trieste. «Questo ufficio – spiega il procuratore Antonio De Nicolo – procederà all'esecuzione delle articolate attività indicate dal gip con la stessa determinazione profusa fin dall'inizio della vicenda allo scopo di chiarire per quanto possibile tutte le circostanze del fatto, individuare tutti gli ipotizzabili reati commessi in danno della signora Resinovich e, se la sussistenza di detti reati risulterà confermata dagli esiti delle investigazioni suppletive, d’identificarne gli autori».
De Nicolo auspica che il provvedimento del gip «contribuisca a mantenere d'ora in poi la vicenda entro i binari istituzionali dell'investigazione giudiziaria, senza le indebite incursioni troppe volte compiute in passato nell'effimero mondo dei social media e dei talkshow».
I 25 punti da approfondire
Il gip Dainotti, riconoscendo «lo scrupolo e la meticolosità» dell’inchiesta fin qui svolta dalla Procura, ha indicato nella sua ordinanza ben venticinque elementi da approfondire nell’arco di sei mesi. Si tratta proprio dei dubbi sollevati dagli avvocati dei famigliari (soprattutto l’associazione Penelope).
Ecco dunque la richiesta di una nuova consulenza medico legale per chiarire la data del decesso, per dare una spiegazione alle lesioni riscontrate in particolare sul volto di Lilly , e per verificare – con il prelievo dei tessuti muscolari – un eventuale congelamento o raffreddamento della salma. Un esame, questo, da applicare anche sui prelievi del tallone del piede sinistro, così da accertare l’origine della colorazione anomala (nerastra) che potrebbe indicare una possibile prova di congelamento. La donna potrebbe essere stata uccisa il giorno della scomparsa e poi nascosta in un posto in grado di conservare la salma?
Gli account e i dispositivi
Il gip indica anche un’analisi di tutti gli account e dispositivi digitali in uso a Liliana e la verifica delle celle telefoniche dell’area del ritrovamento e l’analisi del traffico telefonico. L’analisi di tutti i dispositivi telefonici e account è ora estesa alle persone più vicine alla vittima, in particolare il marito Sebastiano Visintin e l’uomo con cui Lilly aveva una relazione, Claudio Sterpin.
Nella nuova inchiesta andranno confrontati inoltre i Dna rinvenuti sulla bottiglietta, sugli slip, sul cordino usato per allacciare i sacchetti in testa, con il profilo genetico delle persone “attenzionate” nell’indagine (Visintin, Sterpin; Fulvio Colavero, l’amico che aveva dato l'allarme della scomparsa sui social; e Piergiorgio Visintin, figlio di Sebastiano).
Serviranno inoltre “esami comparativi” tra l'impronta dei guanti rilevata su un sacco nero e i guanti utilizzati dagli investigatori. Da approfondire, inoltre, un aspetto emerso in questi giorni: l’esistenza di una soffitta e di un magazzino in cui Liliana e Sterpin si incontravano. Sterpin, finora, non ne aveva mai fatto menzione. Le chiavi, spuntate durante le indagini, sono compatibili con le serrature di questi locali? Da non trascurare, infine, la pista dei soldi. Come si giustificano i contanti (si parla di qualche migliaio di euro) scoperti nell'abitazione di Lilly e Sebastiano?
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