Dissequestrata la villa con piscina di Noioso

SAGRADO. Il Tribunale ordina il dissequestro della villa con piscina di San Martino del Carso. Il decreto rigetta l’applicazione di tutte le misure cautelari patrimoniali (la confisca dell’immobile) e personali (la sorveglianza speciale) richieste dalla Procura per Bruno Noioso, già imprenditore di Sagrado, salito alla ribalta delle cronache lo scorso settembre a seguito di un’indagine della Guardia di finanza.
Ecco la mappa dei beni confiscati realizzata da Confiscati Bene
(dati dell'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati)
Il decreto diventerà esecutivo dieci giorni dopo la comunicazione a tutte le parti. A quel punto la villa, nel caso in cui la Procura non intervenga, dovrà essere restituita al proprietario, ovvero il Trust Giada, di cui Noioso e i figli sono i beneficiari e la moglie è il trustee. Per l’immobile, del valore di circa un milione, era scattato il sequestro l’11 maggio del 2012. Secondo la ricostruzione delle Fiamme gialle, Noioso aveva «tratto sostentamento in misura assai significativa dai proventi derivanti dalle attività criminali poste in essere, tanto da poterlo ricomprendere tra i soggetti il cui elevatissimo tenore di vita è risultato essere unicamente riconducibile alle attività delittuose». Il Tribunale non ha ravvisato l’attualità della pericolosità sociale, (condizione necessaria per poter applicare le disposizioni del codice antimafia) e nemmeno il presupposto della sproporzione fra il tenore di vita agiato e il reddito dichiarato al fisco o derivante dalla propria attività economica. È stato acclarato, inoltre, che la villa è stata messa in vendita a febbraio 2012, prima dunque del sequestro. «Bruno Noioso – sottolineano i suoi legali, l’avvocato Alessandro del Bello di Gorizia e Guido Battagliese di Milano, che ricordano anche l’assoluzione di Noioso dal reato di appropriazione indebita ed evasione fiscale “perché il fatto non sussiste” - è stato indicato come un “nullatenente”, dal tenore di vita superiore alle sue possibilità. Tali accuse sono state riconosciute totalmente infondate in sede di giudizio. Il decreto – concludono i legali – riconosce che Noioso e la sua famiglia disponevano invece di proventi leciti, derivanti da una regolare attività d’impresa, in grado di giustificare ampiamente il loro stile di vita». «Del resto, l’abbiamo sempre sostenuto: Noioso non è e non è mai stato nullatentente. Non possiamo che esprimere soddisfazione per il giusto esito di un procedimento che ha visto invece - secondo i legali - ingiustamente alla berlina, anche mediatica, il nostro assistito». (i.p.)
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