Display Solari nelle stazioni dell’alta velocità in Italia

Accordo da 13 milioni con le Ferrovie italiane dopo quello siglato in Francia. Paniccia: «La Borsa? Preferiamo restare una media impresa leader nel suo settore»
La stazione ferroviaria di Trieste
La stazione ferroviaria di Trieste

Avranno il marchio Solari i grandi display digitali nelle stazioni dell’alta velocità in Italia, grandi schermi ad alta tecnologia per dare tutte le informazioni ai viaggiatori. L’accordo siglato con Rfi (Rete Ferroviaria Italiana), che vale 13 milioni di euro, prevede che l’azienda presieduta da Massimo Paniccia fornisca per i prossimi tre anni i grandi impianti a tecnologia Led in molte stazioni che dovranno essere oggetto di restyling o rifacimento globale. Ma questo è solo l’ultimo degli accordi siglati dall’impresa friulana preferita anche delle ferrovie francesi. Solari ha infatti appena siglato due accordi quadro per 20 milioni di euro in Francia battendo la concorrenza di otto imprese transalpine: «Investiamo molto in innovazione e tecnologia abbattendo i consumi energetici: questo è il nostro vantaggio», dice Paniccia. Un fattore competitivo fondamentale, oltre al prezzo, se parliamo di grandi orologi a display e segnalatori nelle grandi stazioni e aeroporti.

E poi semafori di sicurezza, macchine obliteratrici, elimina code negli uffici postali, parcometri, controllo degli accessi nelle aziende. Solari scandisce il tempo e le infrastrutture dell’informazione nella maggioranza delle grandi stazioni ferroviarie e aeroporti di Europa, Asia, America Latina e Stati Uniti. La società è presente in una sessantina di Paesi: dalla Mongolia al Giappone, da Hong Kong al Brasile, dagli aeroporti turchi fino alle autostrade del Kuwait e alle ferrovie marocchine. Tremila impianti nel mondo fra ferrovie e autostrade con il marchio Solari. Paniccia elogia il modello tedesco e quello francese dove le relazioni industriali «sono improntate a una grande efficienza» mentre si comprano aziende in giro per il mondo.

Paniccia rilevò la Solari commissariata (legge Prodi) a metà anni Novanta. A vent’anni da quella operazione di salvataggio e ristrutturazione aziendale, che nella prima fase vide l’intervento di Friulia, oggi l’azienda si muove in modo dinamico sui mercati di tutto il mondo: «É stata una delle più brillanti operazioni della finanziaria regionale», sottolinea oggi Paniccia. La Solari ha un fatturato consolidato di 37 milioni (2013), con utili in crescita costante e 250 dipendenti nelle sedi produttive di Pesariis (Udine), Martellago in Veneto oltre alla filiale neworkese (Solari corp). Paniccia, che è anche presidente delle piccole e medie industrie Fvg-Confapi, vede Solari come una media impresa leader nel suo settore ma esclude una ipotetica quotazione in Borsa: «Non mi piace il rischio. Preferisco una crescita limitata ma costante anche perchè Solari lavora in un mercato di nicchia. In Italia abbiamo piuttosto la necessità di creare una vera cultura industriale. Siamo un Paese troppo individualista che non riesce a fare sistema. Il futuro passa invece attraverso la creazione di migliaia di piccole e medie imprese dinamiche sui mercati globali. Inoltre subiamo la pressione di un Sistema Paese che non riesce a riprendersi dalla crisi per effetto di una burocrazia eccessiva. Abbiamo perso visione internazionale. E potrei aggiungere che il nanismo produttivo dell’Italia dipende anche dal timore delle nostre aziende di superare i 15 dipendenti per non dover subire la spada di Damocle dell’articolo 18. Allora, come provocazione, aggiungerei che tanto varrebbe imporlo a tutte a tutte le imprese». L’articolo 18, per Paniccia, «deprime la voglia di assumere delle aziende» mentre alla Solari «non abbiamo mai chiesto un’ora di cassa integrazione».

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