Discoteche, locali, cinema; sono oltre quaranta le imprese a rischio a Trieste
TRIESTE «C’è il rischio che le nostre aziende spariscano». Per alcune attività affrontare l’emergenza Covid-19 è più difficile che per altre. Discoteche, cinema, organizzatori di eventi, imprese artigiane che gestiscono trasporto non di linea di persone o agenzie di viaggio stanno lottando per non sparire.
Sono oltre una quarantina le imprese della provincia di Trieste alle quali, di fatto, il coronavirus ha fatto letteralmente scomparire la clientela. In primis ci sono senza dubbio le discoteche. Sono le uniche attività a cui è ancora imposta la chiusura, e difficilmente prima della prossima primavera incasseranno il via libera per far riaccendere la musica sulle piste da ballo. Sono 8 quelle che prima del lockdown operavano tra Trieste e Sistiana, con l’impegno di oltre un centinaio di persone, inclusi i pr e gli addetti alla sicurezza. I loro locali sono sbarrati. Chi ha provato a diversificare l’attività tenendo aperto solo come bar o ristorante fino ad oggi non ha avuto fortuna. «Il comparto sta morendo – commenta Tommaso Centazzo, titolare del Mandracchio –. Non ci sono prospettive, io sto impegnando capitale e personale per mantenere il locale e devo ringraziare le Generali (proprietarie dell’immobile di piazza Unità che ospita la discoteca, ndr) che ci sono venute incontro».
Il timore di chi opera in questo settore è duplice: da un lato ci sono i locali da mantenere, dall’altro ci sono le professionalità che in molti casi stanno cercando un altro lavoro o hanno trovato occupazione in qualche bar. «Un bravo barman non resta un anno senza lavorare – commenta Centazzo –, se un domani dovessimo riaprire ci troveremmo a dover partire da zero. Io non sto pensando a me stesso, mi adatto a fare anche altri lavori, ma a quel locale e al fatto che non so se il prossimo anno ci sarà ancora, se riuscirò a mantenerlo in vita anche a porte chiuse».
L’imprenditore non esclude che anche a Trieste – come sta avvenendo nel resto del Paese – si corra il rischio che alcuni gestori di discoteche diano la disdetta del contratto di locazione. «Siamo stati travolti da un uragano – commenta Gianfranco Mesghetz della Anubi, la realtà che organizzava le serate al Molo IV e all’Ausonia –. Speriamo di poter tornare protagonisti, ma non nascondo che prevedo tempi molto lunghi, non si intravvede per ora alcuno spiraglio. Tante realtà rischiano di sparire o comunque di perdere un know-how difficile da ricostruire».
Altre difficoltà, invece, quelle dei cinema, che sono sì aperti ma costretti a lottare con due fattori: la reticenza di molti ad entrare in un cinema e la scarsa produzione cinematografica soprattutto da parte dei colossi americani. Ne sa qualcosa Giorgio Maggiola, da oltre 50 anni alla cabina di regia di Egm Cinema, il circuito che gestisce la maggior parte delle proiezioni pubbliche con 5 cinema dislocati nella zona di viale XX Settembre, per un totale di oltre 1.600 posti. «Ho aperto Nazionale e Giotto e mantengo chiusi Ambasciatori, Fellini e Super – riferisce –: in pratica, valutando il numero dei posti a sedere, utilizzo metà della mia azienda, tenendo anche conto che tra i non congiunti è obbligatorio ora mantenere una seduta vuota».
L’attività di Maggiola così resta a galla, in quelle sale aperte stacca il 50-60% dei biglietti dello scorso anno. «Mi difendo con i film di qualità, d’autore – sottolinea –, ma non appena verrà a mancare la cassa integrazione sarà un serio problema. Mancano i titoli da grande incasso, le importanti produzioni americane. Basti pensare – aggiunge – che il film di 007 che doveva uscire a novembre hanno appena deciso arriverà nelle sale il prossimo aprile». La mancanza di produzioni americane mette in seria difficoltà soprattutto le sale multiplex, come quelle all’interno dei centri commerciali. Maggiola lancia così un appello: «Tornate al cinema, venite a godervi un bel film aiutando così anche un’azienda storica di Trieste. Nessuno in Italia si è contagiato andando al cinema, siamo luoghi sicuri». —
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