Discoteche chiuse, Fedriga evita lo strappo ma critica il governo
TRIESTE La giunta Fedriga è contraria, ma si accoda non senza polemiche alla decisione del governo di chiudere da un giorno all’altro le discoteche a causa dell’innalzamento dei contagi da coronavirus. Dopo giorni di pressioni sui governatori e provvedimenti disomogenei da regione a regione, i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia hanno tagliato la testa al toro e il presidente Massimiliano Fedriga accusa Roma di non aver voluto mediare. E se il Pd difende l’esecutivo, i gestori delle discoteche chiedono aiuti per le proprie attività, dividendosi però sull’effettiva possibilità di mantenere aperti i locali in sicurezza.
L’ordinanza del ministero della Salute vieta deroghe da parte delle Regioni e Fedriga «prende atto della decisione del governo», esprimendo «la propria contrarietà». Il governatore rivendica di aver proposto senza ascolto «l’introduzione dell’obbligatorietà delle mascherine sulle piste da ballo, che potesse garantire agli esercizi interessati di poter proseguire le attività». Fedriga denuncia «le contraddizioni di un’ordinanza di difficile applicazione, che colpisce duramente uno specifico settore senza avere evidenze statistiche di una correlazione tra il ballo e i casi di coronavirus registrati nelle scorse settimane».
Secondo il presidente del Friuli Venezia Giulia, «le regole ci sono già e bastava farle rispettare, chiudendo i locali che non rispettano le distanze». Pensiero simile a quello del vice Riccardo Riccardi, che in un tweet dice di «condividere le ragioni dell’ordinanza del ministro Speranza, ma un paese “normale” dovrebbe interrogarsi sulla necessità di introdurre nuove regole per l’incapacità di far rispettare quelle che già ci sono». Sotto accusa finisce pure il provvedimento che impone la mascherina nei luoghi di aggregazione dalle sei di pomeriggio all’alba: «Scopro che alle 17 il virus non circola – ironizza Fedriga – ma alle 18 esce e fa baldoria fino alle 6 del mattino, quando stanco si va a riposare. Chi decide poi quali sono i luoghi di aggregazione dove si deve mettere la mascherina a prescindere? ».
Il Pd difende la linea del governo con il segretario regionale Cristiano Shaurli: «È un dolore dover fermare le discoteche ma non bisogna sprecare i sacrifici degli italiani. Non bastavano i nuovi focolai, ora ci troviamo con personaggi come Salvini in giro senza mascherina, che pontifica che non c’è da preoccuparsi e si può andare in disco. E abbiamo un presidente di Regione allineato a coprire la posizione del “capitano”, che preferisce pensare alla propaganda piuttosto che alla salute degli italiani».
In regione la misura impatterà particolarmente a Lignano, mentre a Trieste molte discoteche sono rimaste chiuse. Il patron del Mandracchio Tommaso Centazzo lamenta però «le incertezze totali per la riapertura di settembre per la stagione autunnale: con un’operazione mediatica si sta scaricando tutto sulle discoteche, che sono aziende come tutte le altre ma che passano come unica fonte di contagi. È un dramma: io sono chiuso da febbraio e speravo di poter riaprire a settembre con tutte le precauzioni, ma qui si chiude tutto da un giorno all’altro e ho 15 dipendenti che devono ricevere la paga». Il promoter Franz Mesghez organizza eventi estivi all’Ausonia e al Molo IV, ma quest’anno non ha «nemmeno tentato di aprire, attendendo tempi migliori: è successo quello che era facile immaginare, perché è difficile lavorare in discoteca con due metri di distanza. Ma siamo fermi da febbraio: si è scelto di riaprire per chiudere subito dopo, ma avrebbero potuto farci rimanere tutti chiusi e sostenere con aiuti le imprese e chi ci lavora». —
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