Disabile 22enne picchiato al parco per aver portato il cane a passeggio
È accaduto a Monfalcone. Ad aggredirlo uno sconosciuto, con una bimba al seguito, che ce l’aveva con il suo Amstaff. Prognosi di 30 giorni. Indaga la Polizia
MONFALCONE Se ne stava col cane al parco, per l’ultima passeggiata, come tante altre sere prima di quella, la notte di San Lorenzo. Ma anziché a guardar le stelle, come in molti hanno effettivamente fatto sabato, è finito steso a terra nel parco di via del Mulino, dopo essere stato brutalmente aggredito. Picchiato a tal punto da riportare una prognosi di trenta giorni. Volto tumefatto, occhi pesti, ecchimosi sparse sulla parte superiore del corpo, la frattura composta alla spalla. Omero destro.
L’aggressione
Lui, un ventiduenne monfalconese affetto da disabilità cognitiva, seguito dal Cisi, a un certo punto di quella serata che ormai difficilmente scorderà s’è trovato con le mani di uno sconosciuto strette attorno al collo. E poi di nuovo giù, sulla ghiaia, colpito da una gragnuola di calci e pugni. Fino – ed è l’ultimo frammento di questi istanti descritti dal padre del ragazzo come un’insensata, cieca violenza – a restare con «la testa sbattuta ripetutamente sulla panchina».
L’intervento provvidenziale
È stato solo il provvidenziale intervento di un vicino di casa a salvarlo. Quando sentendo le urla di richiesta d’aiuto del giovane s’è affacciato al giardinetto in zona Belforte, alla periferia ovest della città, e ha intimato al presunto aggressore di desistere. Solo a quel punto l’uomo, sulla trentina d’anni al massimo, con accento marcatamente campano, capelli corti, vestito di chiaro, sempre stando al racconto della vittima, ha ripreso la bicicletta, accomodato al seggiolino la bambina in tenera età che l’accompagnava e s’è dileguato. Prima dell’arrivo a sirene spiegate di due volanti del Commissariato di Polizia, giunte lì alle 21.30.
Le indagini
L’esatta scansione dei fatti, intercalati anche da minacce («T’aggio accidere», ovvero «Ti uccido»), denunciati in via Foscolo con querela dal 22enne, è oggetto di indagini, al pari delle motivazioni che hanno portato a un tale epilogo. Ancora ignoto l’autore del pestaggio. Pare comunque che alla base dell’aggressione vi possano esser stati screzi in merito al cane, un Amstaff di 10 mesi. Forse visto come un pericolo dall’uomo di origini campane, che sempre stando al resoconto del padre del ragazzo, comprensibilmente provato da quanto subìto sabato, avrebbe innescato il diverbio.
«Mio figlio – spiega il papà – era solito portare il cane due volte al giorno al parco vicino casa. Un cucciolo che neppure durante quest’aggressione è mai intervenuto in difesa del suo padrone, e lo dico per far capire quanto sia innocuo...».
La ricostruzione
Sabato il figlio esce alle 21.10. Vuole far sgranchire le zampe all’Amstaff: a quell’ora non c’è più nessuno in giro. Infatti «è solo, quindi si chiude il cancello del giardino alle spalle e lascia libero il cane per la corsetta».
Da lontano nota l’arrivo dell’uomo, mai visto lì prima, in bici con una bimba al seguito. «Non è ancora entrato e già protesta per la presenza libera dell’Amstaff, ma dentro, lo ripeto, fino a quel momento non c’era nessuno, così chiede in maniera sgarbata a mio figlio di legarlo – sempre il padre –, cosa che lui s’appresta a fare, difatti si allunga verso la panchina per pigliare il guinzaglio».
È a quel punto, stando a quanto denunciato alla Polizia dalla vittima e poi riportato anche dal genitore, che scatta l’aggressione. «L’ha preso per il collo e buttato a terra – continua –, poi ha infierito con calci e pugni, anche al costato destro. È arrivato perfino a sbattergli la testa ripetutamente contro la panchina di ferro. Solo quando ha capito che un vicino chiamava le forze dell’ordine s’è fermato, ha preso bici e bambina e s’è diretto su via Pocar, lasciando mio figlio in quelle condizioni».
Reazione spropositata
«Per le sue fragilità – ancora il padre – certamente non ha capito di trovarsi davanti a una persona di questo tipo: non ha saputo né potuto difendersi. E forse non ha avuto la prontezza di chiedere subito aiuto, come avrei magari fatto io. Ci sta che uno possa preoccuparsi di un cane che non conosce, anche se questo è davvero un cucciolo e la sua razza è particolarmente indicata a stare coi ragazzini, ma l’animale non è mai entrato in contatto con la bambina. La reazione è stata assolutamente spropositata».
Il figlio porta i segni della violenza, quando ne parla col padre piange. È turbato. Il papà, con la mamma, lo sprona a reagire e cerca una struttura per un supporto psicologico nel difficile momento. Confida che le forze dell’ordine rintraccino lo sconosciuto e lo consegnino a quelle che lui ritiene «le sue responsabilità», dopo il grave episodio, nella notte delle stelle cadenti. —
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